C’era una vecchia battuta dei celebri “Peantus” secondo la quale abbiamo quindici giorni per restituire l’anno nuovo se non ci piace. E con quello appena arrivato la tentazione è forte …

Il 2020 non poteva iniziare peggio così. Facendo esplodere tutte le ‘grane’ che erano maturate nell’anno scorso e mettendo il nostro Paese nella più scomoda delle posizioni. Il missile lanciato da Trump che ha ucciso Soleimani ha aperto uno scenario di guerra che avrà conseguenze pesantissime. Non solo per l’immediato aumento del prezzo del petrolio, ma per la miccia che è stata accesa sotto la polveriera Mediorientale, uno scenario già instabile di per sé e dove i militari italiani sono presenti per una azione di pacificazione che si rivela sempre più improbabile.

Drammatiche le ore che sta vivendo la Libia: L’intervento turco sembra destinato a rendere ancor più drammatica la guerra civile che infiamma quel Paese, nostro dirimpettaio nel Mediterraneo. Lo scarco sulle nostre coste di alcune famiglie della borghesia libica, fuggite alla guerra, aprono un nuovo capitolo in quella questione dell’immigrazione che è stata così divisiva per la politica italiana.

E ad aprire quest’anno bisestile (sia detto per chi teme questa espressione) è anche la determinazione della Gran Bretagna ad uscire entro gennaio, e senza proroghe oltre il 2020 per il periodo transitorio, dall’Unione Europea. I danni per le esportazioni italiane sia per l’agroalimentare, sia per la moda si contano in miliardi di euro e non saranno facilmente ammortizzabili per il ‘sistema Italia’ che tanto ha contato nei giorni passati su di un export in costante crescita.

In questo scenario, ed abbiamo citato solo i tre maggiori eventi, sarebbe necessario un dialogo internazionale che garantisca la stabilità di uno scenario di pace, libertà ed equità e che abbia come faro la necessità di tutelare la salute del pianeta. È tutto quello che ci siamo riproposti nel farci gli auguri di inizio anno: l’Italia potrà giocare un ruolo in questa direzione?