Sono oltre 5mila gli allevamenti di maiali in Italia che alimentano il settore della norcineria che, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi. In Veneto si concentra il 7% della produzione nazionale pari ad un valore di 200milioni di fatturato dato da 70mila capi destinati a prosciutti Dop e allevati da oltre 300 imprenditori suinicoli. Secondo una stima elaborata da Coldiretti su dati Istat, sono circa 35 milioni gli italiani che almeno qualche volte a settimana portano in tavola salami, mortadella, prosciutti e tutte le altre tipologie di insaccati caratteristici del nostro Paese.
Come abbiamo scritto il mese scorso (https://www.garantitaly.it/wp-admin/post.php?post=21580&action=edit) scadeva il 2 luglio il periodo di ‘stand still’ entro il quale Bruxelles avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto nazionale interministeriale (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Salute) che introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate. Non essendoci stata opposizione (fosse anche perché il lockdown di molti Paesi ha lasciato slittare molti termini), ora il Ministero delle politiche agricole può procedere alla pubblicazione in gazzetta ufficiale del provvedimento.
Così diventerà obbligatorio anche per la carne suina trasformata, come è già per la pasta, il riso, il pomodoro, l’olio, il latte e i formaggi aggiungere in etichetta le diciture “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE” a seconda che la carne provenga da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea. Di sicuro, la dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Per i consumatori italiani quindi una informazione in più che può favorire un acquisto consapevole.
Ma ancor più importante questo provvedimento lo è per i produttori: secondo un’analisi Coldiretti, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le quotazioni dei maiali tricolori si quasi dimezzate e scese a poco più di un euro al chilo, mettendo a rischio le imprese e, con esse, la prestigiosa norcineria Made in Italy. E l’organizzazione agricola sottolinea che sono 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine (Dop) Parma e San Daniele prodotti in Italia e che dall’estero arrivano nel nostro Paese 56 milioni di cosce per ottenere prosciutti ai quali viene apposto il marchio Made in Italy.
Si ripropone insomma il paradosso per il quale l’Italia è il più grande importatore al mondo di olio e olive ed è insieme il più grande esportatore al mondo di olio extravergine d’oliva. Su tutti i mercati del mondo, ovviamente, Made in Italy.