Mai una gioia!!! Cambia il Presidente, dopo il G/ il clima è tutto nuovo e si raggiunge un accordo che sterilizza i dazi commerciali nelle relazioni UE-USA e subito ci si mette di traverso il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense per raggelare gli ottimismi del mondo agricolo europeo e, soprattutto, italiano. Mai una gioia!

L’USDA ha comunicato ufficilmente il suo parere negativo sulle due strategie che la Commissione Ue ha posto alla base degli accordi per il futuro ‘Green Deal’ dell’agroalimentare dell’Unione. C’è da non crederci: secondo il Dipartimento a ‘stelle e strisce’ la “Farm to Fork” ela strategia sulla biodiversità rischiano di provocare una sensibile riduzione della produzione agroalimentare, con la conseguenza di un incremento dei prezzi e di un arretramento dei commerci mondiali. E oltreoceano ci hanno fatto su anche un studio scientifico secondo il quale le strategie Ue “imporrebbero restrizioni all’agricoltura dell’Unione europea attraverso riduzioni mirate dell’uso di terreni, fertilizzanti, antimicrobici e pesticidi”. Non verrebbe altro da dire agli studiosi: “bene, grazie era proprio quello che volevamo, cioè ridurre uso del terreno, fertilizzanti e pesticidi!”.
Analizzate tutte le possibilità circa l’estensione che la strategia europea possa conseguire, gli americani stimano che, nel caso di una adozione globale delle norme Ue, la produzione agricola mondiale calerebbe del -11% al 2030.

Non nascondiamoci che alcuni tra i 27 Paesi dell’Unione un po’ preoccupati per il rigore che si vuole imporre all’agricoltura ed al salto di qualità che le innovazioni intendono perseguire, ma la risposta a chi produce fertilizzanti e pesticidi l’abbiamo già in casa nostra. Al Dialogo nazionale, patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri, per il “Food System Summit 2021”, in programma a Roma dal 26 al 28 luglio, Cia-Agricoltori Italiani un documento-impegno che si incentra su quattro punti chiave: ridurre le perdite agroalimentari nei vari passaggi della filiera agricola dalla produzione alla distribuzione; incrementare il recupero delle eccedenze di cibo per migliorarne la distribuzione e l’accesso; favorire la prevenzione dello spreco alimentare a livello domestico e fuori casa; promuovere l’adozione di un’alimentazione sana e sostenibile.
Proprio in questo documento c’è uno specifico richiamo all’adozione della strategia Farm to Fork del Next Generation Eu per dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare procapite! Perché, e negli USA dovrebbero saperlo meglio di altri, il problema del mondo industrializzato non è la carenza, ma l’abbonzanza del cibo sprecato, non i quantitativi ma gli aspetti qualitativi del cibo. Anche l’industria chimica legata all’agricoltura dovrà, al più presto speriamo, rendersene conto.