Il G8 che si è appena aperto in Irlanda di temi all’ordine del giorno ne avrà davvero parecchi. A cominciare dalla sempre esplosiva situazione siriana, alle novità che arrivano dalle elezioni iraniane e dalle manifestazioni turche. Ma tra le cose che i Capi di Stato (non era mai accaduto che quello italiano fosse il più giovane in campo) dovranno affrontare dovrà necessariamente esserci anche il rilancio dell’economia degli otto Paesi (prima che Cina e Bric possano prendere il sopravvento).
E c’è in questo quadro un fattore che potrebbe essere determinante: troppi vincoli, blocchi reciproci, balzelli vari sono di ostacolo al libero svilupparsi del mercato. In Irlanda una decisione forte sul tema dello scambio commerciale tra Europa e Stati Uniti potrebbe aprire una vera stagione di rilancio dell’economia. Non si tratta di poca cosa poter far circolare liberamente le merci in un mercato dalle potenzialità in pratica improvvisamente raddoppiate.
Anche dal punto di vista competitivo…. certo perché un mercato più grande presuppone anche una maggiore concorrenza e una più forte necessità di qualificazione del prodotto a livelli sempre più elevati. Ed ecco che torniamo ad uno degli argomenti che più spesso ci è capitato di richiamare in questi nostri interventi: la qualità. L’italico manifatturiero è per dimensioni secondo solo alla Germania in Europa e tale può continuare ad essere valorizzando quelli che sono i punti di forza che lo caratterizzano: inventiva, innovazione, gusto e una forte immagine di qualità globale del prodotto.
Made in Italy è tutto questo e poter giocare questo brand in un mercato più libero e più grande potrebbe dare un forte impulso alla nostra industria. A condizione che non sia mai dimenticata la qualità e la professionalità delle nostre maestranze, un patrimonio quest’ultimo che non ci potrà mai essere ‘copiato’, contraffatto, falsificato.