È bastata una assemblea di Coldiretti perché il vicepresidente del Consiglio Di Maio si presentasse a raccogliere applausi e la speranza di recuperare posizioni sui media rispetto al collega Salvini. Che brandendo la clava contro i barconi occupa le prime pagine dei Tg. In questa battaglia di immagine, Di Maio ha scelto di mostrare il ‘muso duro’ contro altra invasione: quella canadese!
Contro il rischio di essere colonizzati dai prodotti agricoli che sbarcano sulle nostre coste da oltre oceano, Di Maio ha promosso a Coldiretti che “questa maggioranza non ratificherà il CETA”. Un messaggio che sta conquistando spazio sui media ma che meriterebbe di essere affrontato non per slogan urlati, quanto piuttosto con la serietà che merita tutto il Made in Italy e tutti i soggetti che attorno a questa etichetta di eccellenza lavorano con impegno per ilo bene del Paese.
Bastano pochi numeri: l’Italia è l’ottavo Paese fra i fornitori del Canada, dove esporta 3,9 miliardi di euro di merci, mentre il Canada è appena il 44esimo fra i fornitori dell’Italia con 1,5 miliardi, con un saldo attivo a nostro vantaggio di 2,4 miliardi. Il CETA poi già prevede una clausola che garantisce che non saranno indebolite “le norme e le regolamentazioni di ciascun Paese concernenti la sicurezza degli alimenti, la sicurezza dei prodotti, la protezione dei consumatori, la salute, l’ambiente o la protezione del lavoro”.
Siamo sicuri che il Vicepresidente non può credere che un italiano comprerà il “parmesan” (prodotto tutelato da un brevetto industriale in Canada), ma deve rendersi conto, e farebbe bene anche a dirlo, che solo grazie al CETA 41 prodotti Doc e Isp italiani vedranno il loro marchio riconosciuto al di là dell’Atlantico. Per non parlare poi dei prodotti manifatturieri e i servizi che l’Italia (insieme ai partner europei) potrà esportare grazie ad un mercato libero, semplificato e con tanti dazi in meno.