L’ “italian sounding” vale il doppio delle esportazioni italiane, secondo Coldiretti, per un valore che ha ha superato i 100 miliardi di euro e la difesa contro chi usa impropriamente l’immagine del Made in Italy è sempre più difficile. Secondo la classifica che Coldiretti ha presentato al recente Tuttofood alla Fiera di Milano dei prodotti più imitati al mondo, il gradino più alto del podio deve essere riservato alla mozzarella a causa soprattutto dell’enorme produzione illegale negli Stati Uniti dove ne vengono prodotti ogni anno circa due miliardi di chili. Un volume che supera di venti volte il totale delle esportazioni di vera mozzarella italiana nel mondo. Non bastasse ci si sono messi a far mozzarelle false anche in Brasile, in Argentina, in Thailandia, nello Sri Lanka e in Danimarca. D’altra parte, se non si richiamassero alla tradizione italiana, chi mai comprerebbe una mozzarella dalla Thailandia? Forse solo quello stesso consumatore che il Germania è contento di comprarsi una Zottarella.

Al secondo posto si piazzano il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, che fanno collezione di variazioni nella denominazione: Parmesan, Parmesao, Reggianito. E sono ancora i formaggi a conquistare il terzo e quarto posto: Provolone e pecorino Romano. Vengono poi i salami, la mortadellagiudice del Tribunale delle Imprese XIV sez. di Milano i sughi di pomodoro. Solo all’ottavo posto si colloca il Prosecco che oggi più che mai si sente sotto attacco. Abbiamo già scritto del Prosek, per il quale la Regione ha appena presentato un documentato dossier che azzera tutte le pretese croate davanti all’Europa. Ma qui la sfida è multiforme: dal Meer-secco al Kressecco; dal Semisecco al Consecco; dal Whitesecco al Crisecco della Moldova.

Proprio di questi giorni è la sentenza del giudice del Tribunale delle Imprese XIV sez. di Milano che ha respinto la richiesta del Consorzio di tutela della denominazione di origine controllata Prosecco di fatto dando ragione alle tesi della tedesca Manufaktur Jörg Geiger gmbh, attiva nella produzione di bevande analcoliche, distillati e vini. Visto che la bevanda analcolica alla frutta non è venduta in Italia il tribunale non ha giurisdizione per concedere un procedimento cautelare nei confronti dell’azienda tedesca e per disporre l’inibizione del marchio “Prisecco”.

Se questo è il quadro, come sarà possibile difendersi dall’assalto ai prodotti fake? Le eccellenze italiane che hanno conquistato il mondo sono davvero tante: se il Sudafrica ha dichiarato guerra alla Liguria con il BasilPesto, quale sarà la prossima trincea verso la quale saremo costretti a retrocedere? Mettere l’elmetto ci fa sentire davvero costretti a tutelare il nostro export nel mondo usando un linguaggio belligerante. “Tanti nemici, tanto onore”, si disse una volta, ma ne faremmo volentieri a meno.