Io ho i capelli lunghi, diciamolo, molto lunghi. Solo per questo sono stato incuriosito da un articolo del Corriere della Sera che parlava di phon. Per una volta non si trattava di “iphon”, ma proprio di un asciugacapelli come quelli che sono nel bagno di ogni casa. Il perché dell’attenzione del quotidiano e, soprattutto, del perché riprendiamo quella notizia su queste pagine è presto detto: in tutto il mondo l’asciugacapelli deve essere Made in Italy.

Chi l’avrebbe mai detto: L’Italia con le sue fabbriche di asciugacapelli rifornisce il 90% del mercato mondiale, in campo professionale. I produttori assicurano che i grossi acquirenti internazionali, prima di fare un acquisto consistente, smontano i prodotti per controllarli pezzo per pezzo. Vogliono assicurarsi che il Made in Italy sia vero, che non si tratti di un semplice assemblaggio italiano per componenti che arrivano magari dall’estremo oriente. In particolare il motore deve essere nato nel nostro Paese.

L’articolo che ci ha rivelato questo inatteso primato mondiale si occupava in particolare di una fabbrica in provincia di Bergamo di proprietà di un gruppo franco-americano che proprio per la nomea degli italici asciugacapelli ha deciso di far produrre tutto in Italia: 1.400.000 pezzi all’anno destinati al Sud America, come al Giappone e agli Emirati Arabi.

E l’Italia è all’avanguardia anche nella ricerca. La novità è un phon con il motore digitale (brushless) che asciuga i capelli nel 37% di tempo in meno. Un gran risparmio per chi ha i capelli lunghi come me, ma soprattutto per i parrucchieri professionali che il phon lo utilizzano ore ed ore al giorno. In definitiva una misconosciuta eccellenza tutta italiana che nasce dalla qualità, dalla ricerca, dall’internazionalizzazione. Un esempio per tutto il sistema Paese.