Cambia faccia, ma sempre contraffazione resta. Purtroppo è questa la vera constatazione che emerge indiscutibilmente dalle varie notizie di questi giorni. Non guardando ai soli prodotti italiani, c’è la vicenda dello scontro tra Samsung ed Apple: con il presidente Obama costretto ad uno specifico provvedimento governativo per permettere la vendita dei prodotti della Mela negli USA malgrado la condanna internazionale subita per aver infranto alcuni brevetti del colosso sudcoreano (sono tutte le mele uguali davanti alla legge?).
Tornando a casa nostra, c’è TheMicam (ne scriviamo a fianco) che apre a Milano la quattro giorni dedicata alla scarpa con un convegno dedicato alla lotta alla contraffazione e alla richiesta di imporre l’obbligo di dichiarare il pease d’origine dei prodotti.
E c’è la Ministro Nunzia De Girolamo che saluta il successo nelle esportazioni dell’agroalimentare tricolore denunciando l’italian sounding che vede la contraffazione dei prodotti italiani perpetrata in Paesi come la Germania, gli Stati Uniti, il Brasile, il Sudafrica. Insomma: ovunque nel mondo.
Il dato è proprio questo: parlare di contraffazione e pensare alla Cina è ormai insufficiente. Verrebbe da dire che abbiamo il ‘nemico in casa’: all’interno della stessa UE i prodotti più apprezzati della nostra penisola (siano esse agroalimentari come prodotti del gusto e dell’ingegno italico) non sono tutelati come dovrebbero.
È anche vero che con sempre maggiore frequenza si scoprono nel nostro Paese vere e proprie ‘industrie’ clandestine dedite alla contraffazione. Un quadro triste, del quale a farne le spese sono i sempre più confusi e sconcertati consumatori. Vittime di politiche di tutele di cui tutti parlano, ma c he nessuno mette davvero in campo.