Non è nelle corde di queste righe ‘fare politica’ ed anche in questa occasione non vogliamo essere partigiani di nessuno e di nessuna posizione. Il dibattito su motivi, condizioni, reazioni e quant’altro non ci è proprio. Altre sono le sedi e altre le voci che possono spiegare che cosa ha portato all’attuale fase nazionale: questo testo, oltretutto, è scritto quando tutto è ancora in evoluzione e la deflagrazione è appena avvenuta.
Che cosa potrà accadere in Parlamento mercoledì, quando il Presidente del Consiglio Draghi parlerà al Senato e alla Camera, è fin qui assolutamente imprevedibile. Per quanto riguarda gli argomenti di cui usualmente ci occupiamo non possiamo però non ricordare come tutti i nostri recenti interventi abbiano insistito sulla necessità di una forte coesione.

Di fronte agli aumenti dei prezzi energetici che hanno cominciato a manifestarsi già alla fine dello scorso anno; con la crisi internazionale determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo; dall’incertezza sulle relazioni internazionali che consegue ai mesi della guerra; dal blocco del gas e del grano. Di fronte a tutti questi fattori abbiamo scritto in queste ultime settimane che il mondo dell’agroalimentare e quello della moda, tutto il meglio del Made in Italy nel mondo, non avevano altra strada per reggere l’impatto della crisi che rafforzare la coesione degli sforzi.

Quasi un’ovvietà, visto che a ribadirla oggi sono gli industriali e quel migliaio di Sindaci che, senza colore politico, chiedono alla politica di procedere sulla linea fin qui seguita dal Presidente Draghi. Una linea che ha trovato l’apprezzamento e la fiducia degli organismi internazionali e dei Governi in numerosi Paesi del Mondo.
Non è a noi che si deve chiedere una soluzione della attuale crisi politica, ma comunque noi facciamo ancora una volta un richiamo a quell’unico strumento che abbiamo a disposizione per il rilancio economico, sociale e civile del nostro Paese: serve coesione.