Lo abbiamo scritto qualche settimana fa, incidentalmente, ma è argomento che merita una riflessione. Non c’è alcun dubbio che queste pagine siano schierate per la tutela dei prodotti di qualità, degli IGP e dei DOC dei quali il Veneto è assai ricco. Eppure c’è anche l’altro Veneto, quello che recupera anche 370 specialità che rischiavano il dimenticatoio se non la vera e propria estinzione. Per fare un esempio, il carciofo violetto di Sant’Erasmo.
Perché la promozione dei prodotti che godono di un riconoscimento europeo (DOC,IGP, ecc) rischia di creare una rincorsa alla sostituzione dei prodotti tradizionali con quelli che hanno più mercato. E garantiscono più reddito.
Già vediamo, in parallelo, che il consumatore si decide spesso per l’acquisto di prodotti ‘bio’, certificati sì, ma provenienti da chissà quale continente. È naturale chiedersi se quelli a chilometro zero non siano ecologicamente più sostenibili e non possano avere una qualità altrettanto garantita.
Mi chiedo se la totale affermazione dei prodotti DOC non sia una minaccia per la conservazione di quella biodiversità che è sempre stata una ricchezze veneta. Quando leggiamo che la Regione Veneto ‘tutela i prodotti della tradizione agricola’, ci rendiamo conto che il rischio è concreto e non ci resta che appellarci ai consumatori: guardatevi d’attorno e fidatevi del vostro gusto prima di tutto. Di specialità dietro casa ne abbiamo tante.