C’è un Made in Italy che non conosce crisi: è la complicazione. Di tutto ed in tutti i modi.
Le elezioni lo hanno nuovamente dimostrato, consegnando al Paese un esito, che non dice nulla del futuro del Governo, delle cose che ci sono da fare e di quelle, che il corpo elettorale si attende dai propri eletti. Perché questa volta, più ancora delle altre, il messaggio delle urne è talmente ‘chiaro’ da essere illeggibile.
Tutto sarà più complicato, questa appare l’unica certezza e questo diventa subito un argomento, che all’estero viene interpretato con estrema preoccupazione. Abbiamo assistito immediatamente ad oscillazioni in Borsa, che andavano ad inseguire non tanto la vittoria di questo o di quello, quanto piuttosto una qualsivoglia stabilità di governo, che indicasse una certezza di direzione della politica governativa nazionale.
Si potrebbe anche dire che c’è paura in Europa (la misura è nel così famoso ‘spread’) che il Paese scelga una strada antieuropeista. Il maggior vincitore delle elezioni ha costruito le sue fortune su questa prospettiva, ma questo certamente non piace ai vertici dei nostri partner continentali. E sotto questo profilo il nostro quadro di tutela della produzione nazionale sia agricola, sia manifatturiera rischia molto.
Perché è evidente che la nostra creatività, fantasia e capacità di garantire alti livelli qualitativi non possono da sole lottare contro una globalizzazione che può schiacciarci senza nemmeno accorgersene. L’ombrello europeo resta una ‘assicurazione’ per le produzioni italiane, alla quale non possiamo rinunciare. Malgrado tutto si sia fatto così complicato in Italia.