È davvero da sperare che non siano le promesse a vincere le elezioni. Ben sappiamo che in passato in realtà è stato così, dal milione di posti di lavoro al “meno tasse per tutti”. Altrettanto bene sappiamo che poi queste sono rimaste promesse ed il giorno dopo le votazioni sono inevitabilmente finite in un cassetto (quell’enorme cassetto che è la politica italiana). Proprio per questo è da sperare che il corpo elettorale abbia ancora quel po’ di memoria necessaria per non farsi nuovamente condizionare dalle promesse. Che sono poi sempre più incredibili: dall’abolizione di quell’IMU che fino a ieri era stata presentata come la ‘salvatrice della patria’, fino alla complessiva riduzione delle tasse nell’arco di un paio d’anni.
“Di promesse non abbiamo più bisogno” dicono all’unisono le confederazioni del commercio e dell’artigianato che, sotto l’ombrello della rete “Impresa Italia”, hanno presentato ai politici candidati per il nuovo Parlamento quello che si aspettano venga fatto dal nuovo Governo in materia, in particolare, di tasse, credito e burocrazia. Associazioni dichiaratamente deluse dai Governi recenti ai quali avevano dato un esplicito appoggio che oggi è stato formalmente ritirato. Commerciati ed artigiani hanno promosso una ‘giornata di lotta’ che si è articolata in una grande assemblea nazionale e in una ottantina di manifestazioni sparse in tutto il Paese.
Una iniziativa ‘politica’ che cade nella giornata di diffusione di un dato ISTAT assai preoccupante: nel 2012, la crescita di salari e stipendi è stata della metà dell’aumento dell’inflazione! Essere ricchi di promesse (non mantenute) non ci salverà dall’essere tutti un po’ più poveri.