L’ultimo editoriale dell’anno è dedicato ad una riflessione sul significato che diamo alla festa che sta arrivando e ai buoni propositi per l’anno nuovo. Solitamente! Tra un DPCM e l’altro, in questo disgraziato 2020 resta ben poco da far festa e la pandemia si è portata via, per molti o quasi per tutti, anche quella matrice dell’essere famiglia che il ritrovarsi sotto l’albero o davanti al presepe alimentava. Niente cenoni, pochi anche i regali, le luminarie in centro città sembrano messe lì per sottolineare la desolazione delle piazze. Per quanto sia forte il desiderio, di tutti, di ritrovarsi e di godere di qualche momento di allegria con i parenti e con gli amici, le strade e le piazze vuote sono un segno di responsabilità sociale e una forma di implicito tributo a quanti sono stati portati via dal virus.
E guardando all’anno nuovo, appare fin troppo scontato augurarsi che sia migliore di quello appena trascorso. La pandemia, i lockdown, le botteghe chiuse, i posti di lavori persi, i viaggi impossibili, le arti azzerate dai teatri ai musei, dai cinema ai concerti: tutto nell’anno che abbiamo alle spalle a depresso la nostra vita. La crisi economica ha colpito duramente non soltanto riducendo la capacità di spesa delle famiglie, ma anche minando alla radice la fiducia, l’ottimismo, l’entusiasmo necessari per guardare al domani.
Almeno proviamo nel 2021 a ‘riciclare’ quel poco (ma poi, è davvero così poco) che possiamo salvare di quel che il 2020 ci ha rubato. Il senso civico di responsabilità sociale: è vero, è stato pesante rispettare tutte le regole imposte dalle crudeltà della situazione, ma la quasi totalità delle persone che incontriamo per strada porta la mascherina. I limiti al commercio mondiale hanno fatto affluire meno derrate alimentari, ma abbiamo supplito consumando di più i prodotti locali. Su tutto abbiamo capito che da soli non possiamo affrontare problemi più grandi di noi e che abbiamo bisogno di una solidarietà che è tra le persone, ma che deve essere anche tra gli Stati e, ancor più, tra i popoli. L’egoismo non potrà più trovare spazio se vogliamo che il presepe, l’albero e il brindisi di Capodanno siano passati invano.