Avrei voluto cominciare questo nuovo anno con un messaggio ricco di ottimismo, di allegria e buone notizie. È quanto comunque voglio augurare a tutti i nostri lettori, anche se ho fatto molta fatica a trovare notizie che diano corpo a tanto entusiasmo sull’anno che ci accingiamo a vivere. Anzi sembra che il panorama nazionale ed internazionale sia poco propenso ad incoraggiarci.
Nel mondo, la prima seduta delle borse globali è iniziata con un tonfo ben sensibile. Due i fattori negativi che hanno determinato questo atteggiamento: i difficili rapporti Usa-Cina e l’annuncio Apple dei minori incassi previsti. Se anche il settore elettronico-informatico si ferma, per l’economia mondiale le prospettive non sono rosee.
In Europa, le proteste che stanno mettendo in ginocchio le Francia e la prospettiva di una tornata elettorale che porterà i media a parlare soprattutto (e non sempre motivatamente, come sappiamo) delle formazioni euroscettiche poco incoraggiano uno scenario di sviluppo economico.
In Italia, le tensioni sono tante ed essere arrivati a varare una finanziaria 2019 (sì, meglio degli Usa, ma…) non le ha sciolte, al massimo rinviate. Con un mercato intero che continua a stagnare (anche nel periodo natalizio è stato meno positivo che negli anni scorsi); con una contrazione della produzione condizionata dal rallentamento della domanda estera; con un nuovo peggioramento dei dati sull’occupazione, soprattutto giovanile il quadro macroeconomico appare agli ottimisti ‘contrastato’ (per non dire di come lo vedono i detrattori dell’attuale Governo).
A cosa attaccarsi allora? Ha destato ilarità (ma anche rabbia e sarcasmo) la riduzione dell’Iva sul tartufo, diventato ‘genere diprima necessità’. Voglio essere ottimista: è il segnale che nel 2019 l’Italia punterà sul prodotto agroalimentare nazionale di altissima qualità…