L’espressione del Presidente Draghi ha colpito nel segno ed è diventata ‘virale’ nel mondo, di sicuro nell’Unione Europea, come forse non era mai accaduto ad un Presidente del Consiglio italiano. “Preferite la pace o i condizionatori accesi?” pone una questione di etica che non è eludibile e che, nella sua semplicità ed immediatezza, ha una forza che può mettere all’angolo anche la ‘ragion di Stato’.

Almeno per un po’! Perché, lo sappiamo, oggi viviamo una fase di emergenza che viene percepita con grande intensità in tutto il Paese, nella quale i cittadini italiani sono pronti a ‘scelte d’alto valore’.
Usciamo in queste settimane dalla recente prova che ha dimostrato, forse ben oltre le stesse attese, le qualità italiche di coesione e senso civico: nella pandemia il corpo sociale si è mosso positivamente accogliendo gli obblighi imposti dal Governo e sopportando le difficoltà con grande civismo. Le defezioni, per quanto enfatizzate oltremisura agli organi di informazione, sono state marginali e non hanno sciupato l’immagine che l’Italia ha dato di sé. Anche in Europa.

Non sembri parlar d’altro se riportiamo un dato che cogliamo dalla decima relazione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy: uno strumento importante per capire come si muovono i consumatori in quanto analizza periodicamente l’andamento delle vendite di decine e decine di migliaia di prodotti nei supermercati e ipermercati suddividendoli secondo gli ingredienti e i claim commerciali riportati in etichetta. Ebbene: dopo anni e anni in continua crescita, la dicitura “senza olio di palma” si mostra col segno meno, con le vendite di prodotti con questo claim giù del – 0,5%.
Il boicottaggio dell’olio di palma era stato spinto soprattutto dal mondo ambientalista schierato contro la deforestazione che veniva attuata per fare spazio alla monocoltura di palme da olio, ma oggi sembra aver meno presa al momento dell’acquisto. Cosa che, si direbbe, ‘capita a fagiolo’: l’invasione russa dell’Ucraina ha inesorabilmente tagliato l’esportazione da quel martoriato Paese dei semi di girasole (e non solo per questa annata agricola) che alimentano una massiccia fetta della produzione industriale dell’agroalimentare nazionale. Tant’è che il Ministro ha dovuto autorizzare l’uso di altri oli in sostituzione delle preparazioni in vendita: e quello di palma tornerà nella dieta di consumatori che già stanno mostrando di non aver poi un così grande interesse ad una battaglia combattuta in passato.

C’è da temere che anche per le sanzioni che hanno colpito la Russia ci sia un pericolo analogo: lo vediamo già in altri membri dell’Unione Europea, restii a porre in essere misure che potrebbero riflettersi negativamente sul PIL nazionale. Si possono bloccare le importazioni dalla Russia di petrolio o di gas? Chi paga il prezzo maggiore? Quanto si potrà resistere sulla linea dell’intransigenza?
Meglio allora continuare a ripetere sempre la stessa domanda: “meglio la Pace o i condizionatori?”.

Non dimentichiamocelo!

Mario Ongaro