“A Napoli lungomare bloccato fino alle 4: ‘Notte di follia’ – Traffico in tilt e assembramenti nel primo sabato post lockdown”. Basta un titolo, e molti altri sarebbero possibili e per molte altre città sparse lungo tutta la penisola, per dare la misura di quella che avrebbe dovuto essere una prima, prudente e progressiva uscita dal lockdown. E ben oltre i singoli episodi c’è molto di che preoccuparsi: in pochi secondi sono stati spazzativi via gli slogan ottimistici che ci eravamo sentiti ripetere ossessivamente per settimane.
I dati della pandemia volgono nella direzione auspicata e di converso i numeri dell’economia sono allarmanti, oltre ogni limite di guardia: l’uscita dal lockdown non poteva essere rimandata più oltre. Per i bambini che per tre mesi sono rimasti privi di ogni socializzazione; per gli anziani che all’abituale isolamento hanno dovuto aggiungere la solitudine che internet non può colmare; per tutti quei momenti che non sono solo di socializzazione, ma anche di dibattito civile, di partecipazione democratica alla vita delle città, delle regioni, del Paese.
Rimettere in moto la macchina era indispensabile, ma i titoli ai quali facevamo riferimento all’inizio ci hanno fatto scontrare con la realtà paventata dalle cassandre più inascoltate. Quando autorevolissimi ‘professionisti’ dei salotti televisivi sentenziavano che “nulla sarà come prima” dimenticavano che la sconfitta del virus è segnata nell’immaginario collettivo dal ritorno alla ‘normalità’, cioè a quello che eravamo ‘prima’. Le scene denunciate oggi con grande enfasi dagli organi di informazione erano quelle ‘normali’ prima della pandemia.
Il rassicurante “andrà tutto bene” naufraga di fronte alla constatazione che la tazzina di caffè è rincarata, che i prodotti ortofrutticoli freschi sono difficili da trovare e hanno subito sensibili maggiorazioni, che disoccupazione e cassa integrazione sono a livelli mai toccati. Certo, i bond lanciati dal Governo hanno trovato sottoscrittori ‘privati’ immediatamente disponibili a tirar fuori 14 miliardi, ma anche questo è indice di una frattura tra ‘ricchi sempre più ricchi’ e ‘poveri sempre più poveri’ che la pandemia ha solamente allargato.
Il danno collaterale prodotto dalla pandemia rischia di essere quello di aver dato maggior forza a tutti i vizi: della politica (lo scontro tra maggioranza ed opposizione si è fatto sempre più volgare); dell’economia (con la finanza che si è arricchita rispetto al lavoro); della società civile. Anche quelli che fino a poche ore fa erano chiamati ‘eroi’ sono già stati dimenticati e con loro tutti quei valori di solidarietà, condivisione, reciproco aiuto che per una breve stagione sembrava potessero radicarsi ed incidere sul nostro futuro. La ‘normalità’ ha preso il sopravvento, il virus è passato e la voglia è quella di dimenticarlo. Per chi può permetterselo (ma lo farà anche chi non può) le spiagge sono riaperte.