Il Consiglio nazionale delle ricerche ha presentato nell’ambito di Expo nel corso dell’evento “I prodotti tipici: una contraddizione o una speranza per l’agricoltura e il Made in Italy?” organizzato dal Dipartimento di scienze bio-agroalimentari (Disba-Cnr), a Cascina Triulza. un progetto per valorizzare e difendere le produzioni agroalimentari italiane di qualità, tutelando produttori e consumatori. «Le tipicità – spiega il presidente del Cnr, Luigi Nicolais – sono come un certificato di garanzia del prodotto. Garantiscono qualità e caratteristiche di un prodotto, la sua la zona di origine, i caratteri organolettici. Tutti quei dati che danno al consumatore la certezza di portare sulla propria tavola un prodotto di alta qualità».

L’evento organizzato dal Cnr punta a proporre tecnologie innovative per valorizzare e difendere i prodotti, contrastando frodi e contraffazioni e al tempo stesso promuovendone la qualità. Un sistema in grado di tutelare tanto i produttori, quanto i consumatori. L’obiettivo, sottolinea Nicolais, «è di avere un’Italia che produca sempre più prodotti di qualità perché la competitività, nel mondo, non è più basata sulla riduzione dei costi, ma sulla capacità di vendere un prodotto di alta qualità».

Un progetto del CNR per la tutela dei prodotti agroalimentari di qualità

Due, in particolare, i temi attorno ai quali si è articolato il dibattito nel corso dell’incontro: il modello di sfruttamento della biodiversità e lo sviluppo di soluzioni innovative. «Con questo evento – afferma Andrea Scaloni, direttore Ispaam Cnr – abbiamo voluto riunire tutti gli stakeholder della filiera produttiva dei prodotti tipici Dop e Igp e spiegare come la ricerca scientifica possa giocare un ruolo fondamentale anche per queste produzioni. Nel caso delle Dop e Igp si parla di circa 270 prodotti che per natura merceologica hanno caratteristiche profondamente diverse tra loro e hanno dunque problematiche specifiche».

«Questi prodotti – continua Scaloni – che sono un vanto nazionale e hanno un forte riscontro economico nel Pil, sono un modello di sfruttamento della biodiversità e di impiego dei saperi tecnologici». Un modello che potrebbe anche essere esportato nei Paesi emergenti per il loro sviluppo economico e sociale. La ricerca scientifica deve continuare a proporre metodologie innovative per difendere le produzioni tipiche nazionali. «Se vogliamo difendere queste produzioni sul mercato – conclude Scaloni – dobbiamo continuare questo processo e garantire quella qualità, sicurezza e tracciabilità che rappresentano un valore aggiunto».