La Giunta regionale del Veneto ha impegnato 500.000 euro per la compartecipazione alle spese da sostenere per la realizzazione di uno specifico programma di azioni sinergiche, finalizzate al monitoraggio e vigilanza per tutelare i propri prodotti a denominazione controllata anche all’estero, sia nei Paesi comunitari sia in quelli extra UE, contrastando le attività di produzione che non rispettano gli accordi internazionali in materia. Il contributo è stato assegnato all’U.VI.VE, l’Unione dei vini veneti DOC, che opererà in rappresentanza dei Consorzi di tutela dei prodotti agroalimentari veneti, fermo restando che rimane in capo ai singoli Consorzi la competenza della tutela e protezione delle rispettive DOP e IGP.
«Per quanto riguarda le esportazioni – sottolinea l’assessore all’agricoltura del Veneto, Franco Manzato – il valore economico del nostro patrimonio agroalimentare a denominazione è valutabile in quasi 5 miliardi di euro. Nel solo comparto del vino superiamo il miliardo e mezzo, con una quota che sfiora il 32 per cento dell’intero export enologico nazionale. Nel nostro territorio si producono 18 prodotti a Denominazione d’Origine Protetta, dalla carne, all’ortofrutta, alle specialità ittiche, e altrettanti a IGP. Nel comparto vinicolo le DOC sono 28, 14 i vini a Denominazione d’Origine Controllata e Garantita e 10 le IGT»

Tutela dei prodotti veneti: le diverse normative Ue ed extraUe

L’impegno della Regione per la tutela delle produzioni venete sui mercati di tutto il mondo è imprescindibile perché, come spiega l’Assessore Manzato, i nostri prodotti sono «veri e propri ambasciatori del “made in Veneto” nei principali mercati consumatori a livello mondiale e rappresentano un’autentica ricchezza, frutto di lavoro, impegno, esperienza, tradizione, selezione e processi di qualità troppo spesso penalizzata da imitazioni o addirittura veri e propri falsi, che sfruttano la fama dei nostri prodotti per lucrare, di fatto ingannando i consumatori e danneggiando i nostri produttori». Queste produzioni sono tutelate dal punto di vista normativo sia a livello nazionale, sia comunitario, sia mondiale. Qualora si verifichino utilizzazioni improprie o contraffazioni o uso illegittimo del marchio di una determinata denominazione o parte di una denominazione all’interno della UE si attiva prioritariamente il sistema di allerta tra le strutture ispettive incaricate da ciascun stato membro. Nel caso in cui siano interessati paesi extra UE, la situazione da affrontare è più complessa e differenziata, a seconda dell’adesione o meno al TRIPs, cioè all’ “Accordo relativo agli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio” e del concetto anglosassone della preminenza del marchio d’impresa sul principio europeo dell’origine geografica.