La Commissione europea ha ufficializzato l’avvio di una procedura d’infrazione contro il Regno Unito per le etichette “a semaforo” sugli alimenti. Si tratta di una grande vittoria del Made in Italy, fortemente penalizzato da questo sistema che in nome della lotta all’obesità contrassegna con un bollino rosso, giallo o verde il contenuto di zuccheri, sali e grassi. Tutti i prodotti principali della dieta mediterranea, dal Parmigiano Reggiano al prosciutto di Parma, dall’olio d’oliva alla pasta, dai dolci alle nostre salse, vengono colpiti da almeno un bollino rosso.
Bollino che spesso induce i consumatori a non acquistare, come dimostra un sondaggio del distributore The Cooperative Group, secondo cui il 40% delle donne e il 30% degli uomini tende a non comprare prodotti contrassegnati con il rosso, con conseguente danno miliardario per l’agroalimentare italiano. Londra aveva replicato alle critiche sostenendo che si tratta di un sistema volontario ma, avendo aderito i grandi rivenditori che rappresentano il 97% della distribuzione in Gran Bretagna, le aziende produttrici sono sottoposte a una forte pressione affinché applichino i bollini.

Sconfitto il ‘semaforo inglese’: un segnale per scoraggiare altri Paesi
Quando la misura fu varata, nel giugno 2013, la sottosegretaria alla Salute Anna Soubry disse chiaramente alla Camera dei Comuni che le aziende che non avessero aderito sarebbero state sottoposte a una sorta di “gogna” pubblica. A convincere il collegio dei Commissari Ue sono state soprattutto le associazioni dei produttori e dei consumatori, questi ultimi preoccupati per le conseguenze paradossali del sistema a semaforo, secondo cui una Diet Cola risulta più salutare del latte. Il sistema è stato poi utile agli stessi grandi rivenditori per vendere le imitazioni dei grandi marchi. Le sottomarche, infatti, oltre ad avere un prezzo ampiamente inferiore, possono vantare un’etichetta semaforica migliore, inducendo il consumatore a ritenerle più salutari del prodotto Dop con certificato di qualità. I prodotti Dop, Igt ecc. non possono infatti modificare la loro composizione pena il rischio di perdere la denominazione di prodotto d’eccellenza.
L’intervento di Bruxelles dovrebbe scoraggiare anche quei Paesi, come la Francia, che stavano valutando la possibilità di introdurre analoghi “semafori” per motivi di salute.

Sconfitto il ‘semaforo inglese’: tre voti contro l’iniziativa britannica
Per quanto riguarda la votazione, si è svolta in tre round. Il primo seguiva la battaglia durata un anno e portata avanti in Commissione prima da Antonio Tajani e poi da Ferdinando Nelli Feroci, con l’ausilio del ministro Martina, in prima linea nella difesa dell’agroalimentare italiano. Ed il èprimo voto si è svolto il 18 settembre, tra i responsabili delle procedure d’infrazione dei 28. In quella circostanza in 17 hanno sostenuto le tesi italiane contro solo quattro a favore dei britannici.
Il 29 settembre, poi, si sono riuniti i Capi di Gabinetto, e gli inglesi hanno perso un altro voto. A difendere i semafori sono rimasti quindi solo i rappresentanti della baronessa Ashton, del commissario ungherese Andor e di quello finlandese Katainen. Tutti i commissari competenti (salute, consumatori, mercato interno, industria, commercio, concorrenza) si sono schierati contro. Londra ha ora dieci settimane per rispondere alla lettera di messa in mora della Commissione.