Dopo le proteste al Brennero e le molteplici iniziative di mobilitazione messe in campo da Coldiretti, finalmente saranno resi pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare. L’obiettivo è quello di contrastare l’aggressione al Made in Italy conseguente alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario. Prodotti che successivamente vengono messi in commercio come autenticamente italiani.
«Siamo compiaciuti – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – che il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, condivida ed abbia dato concreto seguito alle richieste presentate da Coldiretti di togliere il ‘segreto di Stato’ sui dati inerenti gli scambi, per sostenere la ripresa economica in una situazione in cui contiene materie prime straniere circa un terzo dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole». Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, come testimoniato dallo scandalo della carne di cavallo, provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione dei consumatori, a fronte all’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.

Materie prime importate: al lavoro un comitato presso il Ministero
La mancanza di trasparenza circa la provenienza della materia prima dei prodotti dell’agroindustria ha favorito il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del made in Italy. Proprio per ridare fiducia ai consumatori ed ai produttori, il Ministro della salute ha disposto l’immediata costituzione di un comitato composto da esperti, incaricato di definire in tempi brevi le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati.
«L’eliminazione del ‘segreto di Stato’ sui prodotti agroalimentari – conclude il presidente Martino Cerantola – sulle informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza dei cittadini realizza, dunque, una condizione di piena legalità diretta a consentire lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che sono ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e, soprattutto, nazionali, che attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agro alimentari».