Dall’inizio della crisi, nel 2008, sono passati in mani straniere marchi storici dell’agroalimentare italiano per un fatturato di almeno 10 miliardi di euro. Proprio le difficili condizioni della finanza globalizzata ha reso più facili le operazioni di acquisizione nel nostro Paese: dall’Orzo bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al leader italiano dei pomodori pelati finito alla giapponese Mitsubishi. Nel 2013 poi è stato ceduto anche il 25 per cento del riso Scotti, mentre per la prima volta la produzione di vino Chianti nel cuore della Docg del Gallo Nero è divenuta di proprietà di un imprenditore cinese.
L’allarme è stato lanciato dal presidente della Coldiretti, Sergio Marini, sulla base di uno studio presentato all’Assemblea nazionale dove è stato allestito “Lo scaffale del Made in Italy che non c’è più” dal quale si evidenzia che nel mondo c’è fame d’Italia con una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale. «I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica – ha denunciato Marini – investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità».

Made in Italy ‘straniero’: ricostruire una filiera italiana
Per il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, «Il passaggio di proprietà nelle mani straniere ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude il presidente di Coldiretti – di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi».
Gli ultimi, clamorosi sviluppi hanno portato la multinazionale del lusso LVMH ad acquisire una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova proprietaria della societa’ Cova Montenapoleone Srl, che gestisce la più famosa pasticceria milanese ed un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, che ha acquistato per la prima volta un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova – La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero.