Poter scrivere sulle etichette, accanto alla denominazione di origine e alle indicazioni geografiche protette, anche la specifica località di provenienza: è la richiesta presentata al Parlamento Ue dall’eurodeputato Alberto Cirio, primo firmatario di una risoluzione che punta a modificare l’attuale regolamento per i prodotti agricoli e alimentari. «A differenza di quanto possibile per il vino, la normativa europea – spiega Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue – non  consente alle Dop e alle Igp di individuare al loro interno differenziazioni geografiche, nonostante queste influiscano in modo sostanziale e oggettivo sulle caratteristiche dei prodotti».

La varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la Tonda Gentile Trilobata, la cui produzione è concentrata nelle tre province di Cuneo, Asti e Alessandria, in particolare nelle colline di Langhe, Roero e Monferrato (ma si coltiva anche a Novara, Vercelli e Torino). «Le nocciole prodotte nella nostra regione – sottolinea l’esponente del PPE – non sono tutte uguali, pur avendo sull’etichetta la stessa indicazione IGP Piemonte. Questo perché su qualità e sapore, come ci insegna il vino, incidono il terreno, il clima, l’altitudine e tanti altri valori, a cominciare naturalmente dalla capacità di chi coltiva. Per cui vogliamo che l’Europa ci riconosca, in modo facoltativo, la possibilità di scrivere, ad esempio “Langhe”, “Roero”  o “ Monferrato” sulle singole etichette».

Le nocciole piemontesi non sono tutte uguali: bisogna distinguerle

Secondo i dati diffusi dal Consorzio Tutela Nocciola Piemonte, attualmente la provincia di Cuneo detiene il primato con circa 7.000 ettari coltivati a nocciolo, dei quali oltre duemila concentrati nelle Langhe. La produzione cuneese quindi rappresenta quasi il 90% della superficie regionale destinata alla corilicoltura e circa l’85% dell’intera produzione piemontese che si avvicina ai 150.000 quintali, l’8-9% di quella nazionale. (Fonte:).

«I prezzi delle nocciole – aggiunge  Cirio – sono più che triplicati e questa potrebbe anche essere una notizia positiva per i produttori. Ma ciò è avvenuto per fattori totalmente esterni alla nostra situazione di mercato, essendo legato alla gelata primaverile in Turchia che ha fatto lievitare i costi. L’incremento del prezzo, per altro, ha provocato un proliferare fortissimo della coltivazione e si rischia di fare nuovi impianti in zone non particolarmente vocate. Non possiamo introdurre dei limiti perché sarebbe una posizione ingiustificata, visto che abbiamo bisogno di più nocciole italiane. Ma, vogliamo ci sia data la possibilità di valorizzare le nostre aree di produzione ad altissima qualità. Però dobbiamo intervenire in fretta – conclude Alberto Cirio – facendo sinergia con la Spagna, unico Paese europeo a produrre nocciole, prima che la Turchia, leader mondiale con il 70% dell’intera produzione, faccia il suo ingresso ufficiale in Europa».