L’amministrazione locale di Oriago di Mira (VE), ha organizzato nell’ambito della tutela del lavoro e contro la contraffazione, un convegno aperto alla cittadinanza dal titolo “Alla ricerca della legalità”, presieduta da Luigi di Maio, vice presidente della Camera dei Deputati e intervallata dai monologhi dell’attrice Tiziana di Masi.  L’iniziativa, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della cultura dell’acquisto consapevole, è stata introdotta e motivata dal sindaco Alvise Maniero: «Quella contro la contraffazione – ha affermato – è una battaglia sulla quale ci sentiamo fortemente impegnati e sulla quale abbiamo coinvolto anche le altre Amministrazioni della Riviera attraverso la Conferenza dei Sindaci».
402 milioni di prodotti contraffatti, 105 mila posti di lavoro sottratti alla comunità e  una perdita di getto stimata intorno al 2,5%: sono solo alcuni dei numeri emersi dal rapporto della Guardia di Finanza, esposto dal Col.t.ST De Benedictis, nel quale si evidenzia però come la contraffazione, soprattutto tra i giovani, sia ancora ritenuta un “male minore”. La fenomenologia del “tarocco” ha invece risvolti negativi sia sull’economia che sulla salute. Basti pensare che il 66% della merce contraffatta proviene dalla Cina e il resto arriva da Egitto (generi alimentari), Turchia (profumi e cosmetici) e da Honk Hong (telefonia), senza alcun controllo sulla produzione e sui materiali utilizzati.
“ Davanti ad un vantaggio economico – ha affermato Vincenzo Nicoletti, maggiore del Nas di Treviso – non bisogna alimentare un mondo criminale e pericoloso.”
Per Coldiretti è essenziale l’etichetta, che deve essere letta in modo meticoloso dal consumatore, che può capire l’origine e la tranciabilità del prodotto. “Nel campo agroalimentare – ha evidenziato Iacopo Giraldo presidente della Coldiretti di Venezia – le frodi più comuni sono nell’olio e nel vino. Nel 2013 sono stati sequestrati beni e prodotti contraffatti, pari a 441 milioni di euro”.

ACRIB: LE CALZATURE DELLA RIVIERA DEL BRENTA SIMBOLO DI QUALITÀ’ RICONOSCIUTA NEL MONDO

Louis Vuitton, Armani, Bottega Veneta, sono solo alcune delle griffe che fanno realizzare alle imprese artigiane della Riviera del Brenta, una parte di produzione, pretendendo conformità normative e controlli periodici per verificare la qualità del prodotto. Un lavoro garantito e certificato, che fa della Riviera del Brenta un punto di riferimento nel settore calzaturiero mondiale.
“Come Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta – ha sottolineato il presidente Siro Badon – ci impegniamo quotidianamente nella lotta alla contraffazione, garantendo alle griffe per cui lavoriamo certificazioni etiche e normative, che testimoniano il nostro lavoro artigianale. Acrib vuol dire 10 miliardi di export all’anno. La Spagna, che è seconda dopo di noi, ha un export pari alla metà del nostro. Produciamo 21 milioni di scarpe, per un totale di un miliardo e 680 milioni di fatturato e il 70% dei nostri prodotti è realizzato a mano. Il valore delle calzature della Riviera del Brenta rappresenta il 51,5% del fatturato realizzato in Veneto e il 13,2% di quello italiano. Il sistema calzaturiero della Riviera del Brenta (calzaturifici, accessoristi, modellisti e ditte commerciali) realizza complessivamente il 51,3% del fatturato del sistema veneto e il 13,3% di quello nazionale.”

CNA VENETO: CHI BOICOTTA IL MARCHIO DI FILIERA DEL CALZATURIERO?

“Perché non è stato avviato l’iter attuativo del protocollo d’intesa siglato sette mesi fa dalle organizzazioni di rappresentanza del settore produttivo e dei lavoratori? Perché è rimasto lettera morta e nulla di quanto concordato ha trovato attuazione? Chi boicotta il Marchio di filiera previsto quale strumento principale per garantire la legalità?” Questa la denuncia di Matteo Ribon, il responsabile di Federmoda Cna, intervenuto nel dibattito, sostenendo che solo con il Marchio si riuscirebbe ad eliminare la concorrenza spietata, garantendo alle 550 imprese della Riviera del Brenta e agli 11.000 dipendenti la tutela delle competenze artigianali consolidate.