Primo impegno alla ripresa dell’attività parlamentare, è stata esaminata in aula alla Camera la Relazione della Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, i cui elementi essenziali abbiamo già tratteggiato in queste pagine (vedi  “Il 2012 parlamentare riparte dalla lotta alla contraffazione” del 4 gennaio 2012).
La relazione, nel riportare tutti i dati sull’entità del fenomeno, sottolinea anche “la parte di responsabilità va anche ai consumatori, almeno per i prodotti non alimentari o farmaceutici: cd, dvd, capi di abbigliamento o accessori, appaiono al consumatore del tutto simili a quelli originali, anche in termini di sicurezza e risultano convenienti … e chi dichiara di avere acquistato merce contraffatta, esprime soddisfazione rispetto a tali prodotti ed intende ripetere l’acquisto”.
Diversa è la situazione per quel che riguarda gli effetti della contraffazione nel comparto alimentare: recenti atti giudiziari hanno portato alla luce un fitto intreccio di interessi tra famiglie mafiose siciliane, clan camorristici e ‘ndrangheta calabrese nella gestione dell’intera filiera, che va dall’accaparramento dei terreni agricoli alla produzione, dal trasporto su gomma allo stoccaggio della merce, dall’intermediazione commerciale alla fissazione dei prezzi, fino ad arrivare agli investimenti destinati all’acquisto di catene di supermercati o interi centri commerciali. Il settore agroalimentare rappresenta per le organizzazioni criminali un ambito privilegiato di impiego dei proventi illeciti, anche in termini di riciclaggio. In tal senso la Commissione lamenta che attualmente “non è prevista la competenza della procura distrettuale antimafia e quindi il coordinamento della procura nazionale antimafia per l’associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di condotte di contraffazione delle indicazioni di origine in materia agroalimentare”.