È una delle novità del Decreto Sviluppo, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri: il pesce, sia venduto al dettaglio sia servito al ristorante, potrà avere un etichetta che lo garantisca come Made in Italy. In base al provvedimento governativo, chi vende al dettaglio o comunque somministra prodotti, può inserire nelle etichette due tipi d’informazioni. Innanzitutto la dicitura “Prodotto italiano” e poi i dati sulla zona di pesca o sulla specie.
Per il legislatore, tale strategia dovrebbe combattere il fenomeno della contraffazione nell’alimentazione, dove due piatti su tre vengono illegalmente dall’estero. Così vongole spacciate come italiane sono della Turchia, il pangasio del Mekong “diventa” cernia, mentre lo squalo smeriglio viene travestito da pesce spada.
Sul provvedimento si è espressa Coldiretti tramite Tonino Giardini, responsabile del settore pesca, per il quale «l’indicazione dell’origine per il pesce italiano è un provvedimento positivo, ma non sufficiente ad assicurare al consumatore la possibilità di conoscere sempre l’origine di quanto porta in tavola o mangia al ristorante». Il passo successivo per Coldiretti è rendere obbligatoria l’etichetta d’origine. Sarà in particolare necessario avere la massima attenzione per i pesci d’allevamento di acqua dolce a partire dalle trote. In questo comparto, infatti, l’Italia è al primo posto in Europa per produzione e certificazione di filiera, una garanzia di qualità che merita di trovare riconoscimento a livello continentale.