I 27 Stati membri dell’Ue hanno deciso l’obbligo di indicare sull’etichetta il paese d’origine sull’etichetta di tutti i tipi di carne. Giunge così a successo una triennale battaglia da parte dei produttori e delle loro associazioni: quella che era la già presente normativa per le carni di manzo viene estesa anche alle carni di maiale, agnello, pollo e tacchino. L’accordo apre la porta a ulteriori progressi: infatti, entro due anni dalla sua entrata in vigore, Bruxelles dovrà esaminare se estendere l’obbligo dell’origine alla carne usata come ingrediente negli alimenti. E un anno dopo, nella stessa ottica, Bruxelles dovrà pronunciarsi su latte, carni diverse presenti nelle preparazioni, alimenti non trasformati, quelli monoingrediente e quelli dove gli ingredienti superano il 50% del prodotto finale. Una soluzione, quest’ultima, da tempo invocata in Italia dalla Coldiretti, che sostiene l’estensione dell’indicazione del luogo di origine anche alle carni e al latte utilizzati in alimenti trasformati, come prosciutti, salami e formaggi. “In Italia – denuncia il presidente di Coldiretti, Sergio Marini – la metà delle mozzarelle e tre prosciutti su quattro sono ottenuti da latte e carne di animali allevati all’estero senza alcuna informazione per il consumatore”. Dopo aver bocciato senza mezzi termini la norma sull’etichettatura d’origine dei prodotti varata dall’Italia, l’Europa ora torna sui suoi passi. ”E’ una decisione importante che va nella direzione indicata da Roma – afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori – . Ora sarà importante la sua attuazione pratica in tempi rapidi. L’impegno deve essere quello di tracciare l’origine anche per tutti i prodotti animali trasformati. Spesso, infatti, il consumatore è tratto in inganno da etichette che riportano dizioni che richiamano all’italianità, quando invece il prodotto nasce da materie prime straniere”.