Un sequestro sull’asse Pescara-Roma blocca il traffico di prodotti con il marchio CE falsificato

Sequestrati oltre 317mila giocattoli contraffatti “Made in China”. L’operazione della Finanza si è svolta tra Pescara e Roma. Giocattoli non sicuri, arrivati sugli scaffali di due negozi del Pescarese da un deposito romano di prodotti cinesi, risultati contraffatti e venduti all’ingrosso.
Il risultato fa parte del piano d’azione “Stop Fake”: si tratta indagini su frodi in commercio e le violazioni al Codice del consumo in materia di sicurezza prodotti, marcatura CE e prescrizioni d’uso. La Guardia di Finanza ha effettuato, in contemporanea, un doppio accesso: negli esercizi commerciali pescaresi e nel magazzino capitolino di giacenza dei giocattoli di manifattura cinese. Gli articoli, per un valore di più di 300mila euro, avevano una falsa marcatura CE ed erano privi delle istruzioni, prescrizioni e destinazioni d’uso in lingua italiana.
“L’intervento – si legge in una nota della Finanza – ha acceso i riflettori sulla rete imprenditoriale, quella della produzione/distribuzione, ovvero import-export dalla Cina, in cui, in genere, se l’importazione è legale, su 100 prodotti che arrivano, 8 sono cinesi. Se, invece, l’importazione è illegale, quasi la metà degli articoli è made in China. In totale, l’80% di tutti i prodotti falsi, vietati o pericolosi che entrano in Italia, legalmente o meno, provengono proprio dalla Cina”.


Il colonnello Antonio Caputo, comandante della Guardia di Finanza di Pescara, ha sottolineato: «È così che la contraffazione pervade, danneggiandola, l’economia legale. Come tutelarsi allora contro gli incauti acquisti? Occhio, prima di tutto, al prezzo. Se troppo basso, non è certamente sinonimo di convenienza, ma piuttosto segnale di truffa.
Fondamentale poi, osservare l’etichetta, che deve avere la traduzione in italiano e riportare il marchio CE, spesso confuso con l’indicazione “China Export”. Attenzione, infine, ai canali di vendita virtuali, dove è possibile incappare in hacking, spam o cybersquatting, tecniche illegali con cui si commerciano prodotti con un marchio apparentemente originale, ma assenti nei cataloghi ufficiali del produttore».