Quasi la metà della spesa degli italiani è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte o per la pasta. Lo ricorda Coldiretti Lombardia per la quale il nostro sistema agroalimentare non può più accontentarsi di misure di retroguardia o troppo timide.

«La Francia – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – sta preparando misure a livello nazionale per arrivare a un’etichettatura completa e trasparente dei prodotti e ha comunicato alla UE che intende procedere in tal senso, in attesa di una decisione dell’Unione. La stessa cosa dobbiamo farla anche noi italiani, che fra l’altro siamo stati i pionieri di questa battaglia a difesa dei produttori e dei consumatori. Lo stabilimento di produzione è un primo passo, ma non è certo quello finale. Il consumatore deve essere messo in grado di scegliere con informazioni trasparenti, complete e soprattutto leggibili, considerato che spesso le etichette sono scritte con caratteri così minuscoli che bisogna prendere il microscopio per decifrarle. Basta con le furbizie, sì alla trasparenza. Sono convito che in questo modo l’intera filiera dagli agricoltori alle industrie, dalla grande distribuzione ai consumatori avranno solo da guadagnarne».

Come la Francia, anche l’Italia continui nella trasparenza delle etichette

Il fenomeno dell’italian sounding di matrice italiana, continua Coldiretti Lombardia, che importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, danneggia il vero agroalimentare italiano e si va a sommare alla contraffazione dei nostri prodotti nel mondo che ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro. Per chiudere le porte alle frodi è necessario quindi garantire la tracciabilità e la trasparenza dal campo alla tavola con l’indicazione obbligatoria della provenienza degli alimenti come ha chiesto il 96,5 per cento degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015.

Intanto La fame del vero Made in Italy nel mondo, conclude Coldiretti, si è fatta sentire con aumenti dell’export che vanno dall’11% per l’ortofrutta al 10 % per l’olio di oliva fino al 6% per il vino che ha realizzato il record storico con un preconsuntivo annuale di 5,4 miliardi di fatturato realizzato oltre i confini nazionali. I due terzi del fatturato agroalimentare all’estero si ottengono con l’esportazione di prodotti verso i paesi dell’Unione Europea.