Il matrimonio era vero, ma l’abito della sposa era un falso! Un sito internet metteva in vendita per poche centinaia di euro abiti da cerimonia di importanti e lussuose case di moda: Kiabi, Maggi Sottero, Max Mara, Pinko e Wildrose. La prima segnalazione è stata fatta da un consumatore che, navigando casualmente su internet, aveva trovato un profilo Facebook denominato “abiti da sposa” dove venivano pubblicizzati abiti da sposa e per cerimonia su misura, accessori di abbigliamento, borse e scarpe a prezzi di gran lunga troppo bassi per i marchi dichiarati.
Facile per la Guardia di Finanza di Siena condurre le indagini che hanno portato all’individuazione della responsabile del sito, una signora originaria di Grosseto, che aveva attivato una vera e propria attività di commercio elettronico, acquistando gli abiti e gli accessori da cerimonia su un sito internet cinese per poi rivenderli attraverso un suo profilo Facebook. Un intervento quanto mai tempestivo quello della Guardi di Finanza che ha permesso di bloccare la vendita illegale avviata solo da pochi mesi e quando erano ancora pochi i clienti raggirati. Importante poi anche l’altro aspetti dell’operazione: la vendita di abiti riportanti marchi di alta moda avrebbe sicuramente nociuto al prestigio del Made in Italy, visto che in vendita erano merci ben lontane dall’eccellenza qualitativa raggiunta dalla aziende nazionali nel settore.