Furti, macellazioni clandestine, usura, racket, caporalato, truffe a danno dell’Unione europea, contraffazione dei marchi e degli imballaggi di vendita dei prodotti agricoli. Secondo quanto emerge dal rapporto Eurispes-Coldiretti, in Italia il volume d’affari complessivo dell’agromafia è quantificabile in 12,5 miliardi di euro (5,6% del totale), di cui 3,7 miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite (30% del totale) e 8,8 miliardi di euro da attività illecite (70% del totale).

La criminalità organizzata è riuscita nel tempo a rafforzare il proprio status di grande holding finanziaria, capace di agire sull’intero territorio nazionale e nella quasi totalità dei settori economici e finanziari del Sistema Paese sviluppando una crescente capacità di infiltrazione nel tessuto imprenditoriale italiano, sfruttando quest’ultimo quale luogo privilegiato di riciclaggio del denaro proveniente dalle attività illecite.

Uno dei campi in cui opera l’agromafia è quello della contraffazione dei marchi e degli imballaggi di vendita dei prodotti agricoli. Come spiega la Coldiretti, “la diffusività e l’entità del fenomeno del falso Made in Italy ed il volume di affari connesso a condotte illegali o a pratiche commerciali improprie nel settore agroalimentare sono, ormai, di tale rilievo da poter a ragione parlare dello sviluppo di vere e proprie Agromafie, la crescita e l’espansione delle quali appaiono supportate dall’inadeguatezza del sistema dei controlli e della comunicazione dei dati e dalle informazioni, sia con riferimento alla fase dell’importazione dei prodotti agroalimentari, sia con riferimento alle successive operazioni di trasformazione, distribuzione e vendita”.

La forma più nota di contraffazione è quella del cosiddetto Italian sounding: si pensi che il 33 per cento dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made in Italy. In particolare 3 prosciutti su 4 sono ottenuti da maiali stranieri ma non si vede, 1 mozzarella su 4 non è ottenuta direttamente dal latte ma da cagliate spesso importate, i formaggini sono spesso prodotti da polvere di caseina e formaggi fusi, 2 prodotti alimentari di tipo italiano su 3 all’estero sono imitazioni.