Quasi un italiano su tre (29%) acquista regolarmente prosciutti a denominazione di origine (Dop) che vengono ottenuti secondo precisi disciplinari di produzione che garantiscono la sicurezza e la qualità del prodotto. È quanto afferma la Coldiretti sulla base di una indagine Swg: «Se il prosciutto è sulle tavole di più di 15 milioni di italiani all’estero le esportazioni di prosciutto di Parma hanno registrato un aumento del 4% per un giro di affari complessivo di 1,5 miliardi di euro mentre la crescita all’estero per il prosciutto San Daniele è stata del 2% nel 2011. In Italia – prosegue la Coldiretti – si sono prodotte, nel 2011, 24,5 milioni di cosce di maiale, mentre ne sono state importate 67 milioni destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti “Made in Italy” (tra crudi e cotti) perché non è obbligatorio indicare la provenienza della carne di maiale in etichetta, a differenza per quello che avviene per quella bovina dopo l’emergenza Bse».
«I prosciutti italiani a denominazione di origine protetta che garantiscono l’origine sono – conclude la Coldiretti – Parma, San Daniele, Toscano, Modena, Carpegna e Berico Euganeo».
Più in generale la Cia sottolinea che: «È necessario usare tolleranza zero nei confronti degli autori delle truffe e degli inganni a tavola, e di chi non rispetta alla lettera i disciplinari di produzione dei prodotti certificati, minando la credibilità di tutto il nostro sistema agroalimentare». L’Italia – ricorda la Cia – con 242 denominazioni d’origine, è il primo in Europa per numero di Dop (153) e Igp (89), che sono i nostri ambasciatori della qualità nel mondo, mentre i sequestri di prodotti alimentari sofisticati oggi superano il valore di un miliardo di euro l’anno.