È il sistema agroalimentare ad avere il maggior potenziale per consentire al Paese di mettersi finalmente alle spalle la crisi economica. L’intero comparto produce ogni anno un fatturato di circa 300 miliardi di euro e, secondo le stime, entro il 2020 contribuirà a creare oltre 200mila nuovi posti di lavoro, di cui 50mila destinati agli under 35.

A ribadire la centralità dell’agricoltura per il rilancio dell’economia del Paese è la Confederazione italiana Agricoltori – CIA che ha riunito a Napoli, presso la Stazione Marittima, oltre 1.800 imprenditori agricoli per la seconda tappa di un percorso intitolato “Il Territorio Come Destino” le cui conclusioni saranno il contributo di centinaia di migliaia di agricoltori italiani alla Dichiarazione finale di Expo 2015. «L’agricoltura e l’agroalimentare possono rappresentare un importante trampolino di lancio per la ripresa e lo sviluppo del nostro Paese – ha detto il Presidente della CIA, Dino Scanavino – Possiamo essere ottimisti dell’interesse dei giovani nei confronti dell’universo agricolo ed orgogliosi nel constatare che grazie alle loro capacità riescono a generare fatturati fino al 23% più alti dei colleghi più maturi, dall’altro non bisogna dimenticare che la nostra è l’agricoltura più anziana d’Europa. Solo il 7% dei titolari d’azienda, infatti, ha meno di 40 anni e il 70% supera i 65 anni».

Valorizzare anche le aree interne del Paese per rilanciare l’agricoltura

Le proposte della Cia per trarre vantaggio economico da un settore che ne ha tutte le potenzialità sono state illustrate dal Vice Presidente nazionale, Alessandro Mastrocinque: «La prima risposta da dare deve venire dal Governo, affinché programmi un progetto sulle Aree interne chiaro, lineare, trasparente. Le politiche sino ad oggi sono state altalenanti e la non continuità ha determinato la mancanza di una attenzione specifica e costante. Chiediamo che l’intervento politico sia programmato con tutti i partner politici e non; che le politiche nazionali siano collegate a quelle comunitarie e che la burocrazia sia più semplice. Nel 2050, secondo un documento recente della Commissione Europea, l’agricoltura tornerà ad essere la prima voce dell’economia europea e la domanda di prodotti agricoli crescerà del 70%. Perché questa prospettiva possa realizzarsi è indispensabile un’inversione di rotta o meglio la riscoperta di quella vocazione che ha consentito all’Italia di diventare il simbolo di alimentazione e prodotti di qualità e del mangiar sano nel mondo. In poche parole il Made in Italy».

Gaetano Pascale, Presidente nazionale di Slow Food, ha posto l’attenzione sulla questione costi di produzione e dei prezzi al consumo: «I prodotti non possono essere pagati pochi centesimi al chilo agli agricoltori ed essere rivenduti 10 volte tanto. Per far sì che l’agricoltura torni ad essere centrale nelle politiche di sviluppo è necessario puntare e valorizzare i sistemi locali. L’agricoltura del futuro sarà identitaria, sostenibile ed etica».