Un punto di partenza mette d’accordo i protagonisti del sistema agroalimentare italiano: la qualità e l’identità territoriale sono il valore distintivo e la forza trainante per il successo dell’intero Made in Italy nel mondo. Ma questo non basta, come è emerso nel corso del dibattito tenuto nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati tra i protagonisti del comparto nazionale e le Istituzioni, presenti i vertici di Barilla, Coldiretti, Eataly e Slow Food; Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera; Mario Catania, Capogruppo della Commissione Agricoltura della Camera; alti funzionari del Ministero delle Politiche Agricole e del Ministero dello Sviluppo Economico.
«In Italia – ha detto Paolo Barilla, Vice Presidente del Gruppo Barilla – si avverte fortemente la mancanza di un sistema integrato teso a promuovere la produzione italiana, che ci pone in svantaggio rispetto ai settori alimentari di altri Paesi concorrenti. Se non si cambia il sistema, il costante declino che abbiamo visto negli ultimi anni è destinato a continuare». Lo sforzo congiunto delle imprese e delle istituzioni deve spingere l’innovazione e la forte integrazione di tutta la filiera agroalimentare, dalla ricerca sulle materie prime fino alla distribuzione internazionale.
L’agroalimentare italiano vale circa 130 miliardi di euro, quasi il 10% del PIL nazionale, secondo soltanto al comparto meccanico. L’industria alimentare acquista e trasforma circa il 72% delle materie prime nazionali. Secondo dati di Federalimentare, nel 2012 il comparto è cresciuto del 2,3%, con 25 miliardi di euro di export (+8% rispetto al 2011).