Son oltre 700 milioni le bottiglie importate, +5% nel 2020, ma non tutte garantiscono la qualità

L’ultima indagine del mensile “Il Salvagente” svela che ben sette miscele di oli stranieri venduti come extravergini sui 15 analizzati al panel test sono risultati essere dei semplici oli di oliva vergine.
Questo il parere scientifico del Comitato di assaggio del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma che ha sottoposto alla prova organolettica i 15 oli è accreditato Accredia, riconosciuto dal Coi, il Consiglio oleicolo internazionale ed è uno dei pochi accreditati in Italia per le analisi di revisione.
E la pandemia, che pure ha rallentato tutti gli scambi internazionali, non ha fermato l’invasione di olio straniero in Italia con gli arrivi, a livello nazionale, in crescita del +5% nell’ultimo anno, superando le 700 milioni di bottiglie su scaffali delle strutture di vendita. Come è noto, un olio per essere definito e venduto come extravergine deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991 e condotta da assaggiatori esperti e allenati, senza presentare difetti organolettici.

Gianluca Boeri
Presidente
Coldiretti Liguria

In Italia, nove famiglie su dieci consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità. Purtroppo un così alto livello d’importazione genera un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati che minano il mercato del nostro olio, simbolo della nostra terra e pilastro della dieta mediterranea.
Il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette: come Coldiretti per difendere l’intera filiera che va dall’oliva all’olio, in Liguria stiamo portando avanti la battaglia a difesa dalla concorrenza estera di una delle nostre olive simbolo, l’oliva taggiasca, per la quale chiediamo venga riconosciuto il marchio DOP.