La Regione Veneto e l’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, che rappresenta circa il 90 per cento degli olivicoltori veneti, insieme per avviare un programma sperimentale di difesa fitosanitaria biotecnologica contro la Mosca dell’olivo (Bactrocera oleae Gelmin), per difendere le produzioni da questo parassita. «Con questa iniziativa – ha spiegato l’assessore all’agricoltura Franco Manzato – vogliamo attuare in questo segmento produttivo l’azione comunitaria che punta a minimizzare l’utilizzo dei fitofarmaci per ridurne l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana, tenuto conto che pressoché tutto il territorio di coltivazione dell’olivo è interessato nel Veneto a produzioni di olio extra vergine di oliva DOP e che l’olio prodotto nella nostra Regione spunta le più alte quotazioni mondiali nei mercuriali delle Camere di Commercio».
La Mosca olearia è il più pericoloso “divoratore” dell’olivo e l’intensità dei suoi attacchi è variabile in relazione alla posizione geografica, all’orientamento degli oliveti e all’andamento meteorologico annuale. Nel Veneto sono investiti ad oliveto circa 5 mila ettari di superficie, con un impegno a vario titolo di circa 7.500 unità lavorative. La perdita annuale di prodotto causata dalla Mosca dell’olivo è purtroppo significativa: nella scorsa campagna produttiva, nell’areale dell’alto lago di Garda, questo parassita ha sottratto oltre il 70% della produzione media d’olive.
Il contrasto alla Mosca dell’olivo si avvale di metodi che seguono i canoni della lotta integrata e della lotta biologica e uno dei sistemi di difesa è la “cattura massale” degli individui adulti: una biotecnica, che si basa sulla possibilità di poter catturare il maggior numero di insetti tramite l’impiego di trappole. L’attività di ricerca applicata sarà orientata a testare questo metodo di difesa, attuato su ampie e significative superfici olivicole.