La crescita dei consumi domestici non può compensare le perdite di bar, ristoranti e agriturismi

Le festività pasquali hanno rappresentato una boccata d’ossigeno per il mondo dell’agroalimentare nazionale con un aumento delle spese delle famiglie che Coldiretti ha stimato intorno al +15% in tutt’Italia, rispetto alla media del periodo.
Ad essere maggiormente richiesti sugli scaffali sono stati i prodotti di base, come frutta e verdura, ma anche quelli più caratteristici della festività dai dolci alla carne, in particolare quella di agnello che è stato il prodotto più gettonato per il 41% degli italiani (per la soddisfazione dei 60 mila pastori già duramente colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza Covid).
Tra i dolci, la colomba batte le uova di cioccolato e si classifica il dolce preferito delle feste anche se una famiglia su 3 ha preferito preparare in casa i dolci tipici della Pasqua nel rispetto delle tradizioni locali.
Ovvio che, a causa della ‘zona rossa nazionale’, la necessità di passare le festività fra le mura domestiche abbia spinto al ritorno della cucina casalinga, al “fai da te” e alla riscoperta delle ricette della tradizione. Per converso all’aumento della spesa familiare, c’è la chiusura per il servizio al tavolo e al bancone di tutti i 360 mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi presenti lungo l’intera Penisola.

La perdita subita dalle aperture a singhiozzo della ristorazione e dal crollo del turismo, secondo quanto rilevato da Coldiretti, avrebbe causato nel solo 2020 una perdita complessiva di fatturato di 11,5 miliardi per le mancate vendite di cibo e bevande.
L’aumento dei consumi famigliari non ha compensato queste perdite, nemmeno durante il periodo pasquale. La prosecuzione delle necessarie misiure anti-covid mette anche a rischio ora i 24 mila agriturismi presenti in Italia particolarmente apprezzati dalle famiglie nei weekend di primavera.