L’Antitrust, al termine dell’indagine conoscitiva sulla filiera alimentare nella grande distribuzione organizzata, sottolinea che il “grado di concentrazione nel settore dei grandi gruppi distributivi e della distribuzione organizzata, non risulta particolarmente elevato, soprattutto se confrontato con quello degli altri principali Paesi europei”. Nel nostro Paese infatti, il 90% del mercato agroalimentare risultava a gennaio 2011 “detenuto da circa 18 operatori, di cui solo due con una quota superiore al 10%, e sei con una quota superiore al 5%”.
La presenza degli operatori, secondo l’Autorità, “non è tuttavia uniformemente distribuita a livello nazionale. Le quote di vendita, infatti, per quanto contenute a livello nazionale, raggiungono in alcuni mercati locali valori piuttosto elevati, dando luogo ad un grado di concentrazione anch’esso molto alto, che pesa sui rapporti di forza degli attori della filiera”. Fondamentale il ruolo delle centrali d’acquisto che sembrano avere favorito la trasparenza delle condizioni contrattuali con i produttori, rendendo anche meno fluida la catena delle contrattazioni e riducendo il grado di competizione tra le catene distributive, con effetti negativi sulla possibile riduzione dei prezzi a valle.
L’Autorità “alla luce dell’incremento del potere di mercato della GDO dal lato della domanda (c.d. buyer power), ricorrerà a tutti gli strumenti di intervento previsti dalla normativa a tutela della concorrenza, valutando gli eventuali effetti anticompetitivi sul benessere del consumatore non solo in un’ottica di breve periodo ma anche di medio-lungo periodo”.