La filiera bieticolo-saccarifera italiana, che gli operatori del comparto lamentano sia stata già fortemente ridimensionata dalle politiche Ue, rischia di scomparire sotto il peso della concorrenza non sempre leale dei produttori del nord Europa. Gli ultimi dieci anni hanno infatti visto la chiusura di 80 zuccherifici in tutta Europa, 16 dei quali in Italia dove ne sono rimasti oggi solamente 3.
Coprob – Cooperativa produttori bieticoli è l’ultimo baluardo dello zucchero Made in Italy con il marchio Italia Zuccheri. Due i suoi zuccherifici: uno a Minerbio, nella bassa bolognese, e uno a Pontelongo, nel padovano. Il terzo stabilimento italiano, che punta alla produzione per bioplastiche e acido levulinico, si trova a San Quirico, in provincia di Parma. Coprob ha un fatturato di 230 milioni di euro, può contare su 7.000 aziende agricole conferenti, con 250 dipendenti fissi e 300 stagionali, oltre a 1.500 imprese nell’indotto. Nel complesso si parla di una produzione 263mila tonnellate di zucchero, meno del 20% del fabbisogno nazionale.

I produttori chiedono alle istituzioni la stipula di un Patto per salvare dal crack la filiera nazionale

In Europa le eccedenze produttive registrate nel 2017 ammontano a circa 3,5 milioni di tonnellate. Fino all’ottobre scorso erano stabilite delle quote per ciascun Paese, mentre ora il mercato è liberalizzato e Francia e Germania hanno messo in cantiere aumenti produttivi del 20%.
«I Paesi del Nord Europa spiega il presidente di Coprob, Claudio Gallerani invadono il mercato con prezzi crollati attorno ai 350 euro a tonnellata. Abbiamo deciso di chiedere lo stato di crisi del settore per formalizzare con istituzioni, industria agroalimentare, Gdo, organizzazioni professionali e sindacali un “Patto per lo Zucchero Italiano” che consenta la sostenibilità della filiera per i prossimi tre anni». Secondo Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Italiane: «è assolutamente indispensabile che la politica e le istituzioni colgano quest’appello e agiscano prontamente a salvaguardia della filiera bieticolo-saccarifera che rischia seriamente di scomparire nel giro di qualche anno».