Più ombre che luci per questo inizio di 2019 nei settori agricolo e agroindustriale italiani. Nell’annunciare che tra tutti i settori nazionali è stata l’agricoltura a far registrare il maggior incremento congiunturale nel primo trimestre, con un balzo del +2,9% del valore aggiunto”, Coldiretti sottolinea subito l’allarme legato “all’incognita degli effetti dell’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia in una primavera anomala con pesanti danni alle coltivazioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali e al fieno per l’alimentazione degli animali”.
Per un comparto che vede ancora stagnanti i consumi interni e che affida tutte le sue possibilità di crescita alle esportazioni, la vera spada di Damocle è però rappresentata dall’andamento della guerra dei dazi scatenata da Trump. L’annuncio di imporre dazi del 5% sulle merci importate dal Messico, imposta destinata ad aumentare progressivamente fino a raggiungere il 25% entro ottobre, mette in allarme la filiera agroalimentare italiana. «Allarma l’ulteriore messa in affanno di un Paese già in equilibrio precario – afferma Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italiafatto che non potrà che avere ripercussioni anche sulle nostre esportazioni, ma a preoccupare ancora di più è il messaggio sotteso e indirizzato all’Europa».

L’aumento dei dazi in Usa potrebbe aumentare la già gravissima piaga dell’italian sounding

Nel 2018, l’Italia ha esportato in Usa 4,2 milioni di prodotti agroalimentari italiani segnando un +3,9% rispetto al 2017. «Oggi – continua Scordamaglia – la minaccia dazi USA pesa 2 miliardi di euro per l’Italia e mette sotto attacco le nostre eccellenze».
«L’aria di bufera si avverte e mette in pericolo un mercato strategico che prometteva di diventare il primo sbocco per il nostro export nel giro di 5 anni considerati i ritmi di crescita. Il rischio – conclude il numero uno di Filiera Italia – è rendere inaccessibile il vero Made in Italy spalancando le porte a fenomeni di contraffazione e italian sounding che già pesano in termini di mancato profitto in Usa quasi 24 miliardi di euro».