Tutta l’Europa è a rischio ma Grecia, Spagna e Italia sono le capofila di questa pratica inumana

L’associazione ambientalista “Terra!”, che da anni si occupa delle storture della filiera agroalimentare, con il suo ultimo rapporto dal titolo “E(U)xploitation. Il caporalato: una questione meridionale. Italia, Spagna, Grecia” analizza la gravità del fenomeno che avvelena l’agroalimentare dei tre Paesi restituendo uno spaccato delle condizioni incivili alle quali migliaia di lavoratori sono quotidianamente costretti.
Nel primo blocco, Fabio Ciconte, direttore di Terra!, e Stefano Liberti, giornalista e documentarista, hanno osservato le distese di asparagi nel Foggiano, hanno visitato l’Agro Pontino, uno dei bacini più fertili della Penisola, incastonato nel basso Lazio, e hanno osservato le peculiarità della coltivazione della rucola nella Piana del Sele, nella provincia di Salerno.
Mariangela Paone, giornalista freelance, ha analizzato il “caso Murcia”: 470mila ettari di terreni agricoli nel sud-est della Spagna, definiti “gli orti d’Europa” dove, nel 2019, sono stati siglati 366mila contratti attraverso le agenzie interinali. Inoltre ha scandagliato le falle del sistema di reclutamento iberico e ha raccontato le discriminazioni che vivono le raccoglitrici marocchine di fragole di Huelva, in Andalusia.
Il terzo capitolo, invece, è ad opera del ricercatore Apostolis Fotiadis e setaccia da vicino il modello greco, ripercorrendo il tragitto degli ortaggi e della frutta, dai campi alle corsie della Grande distribuzione organizzata (Gdo).

Le costanti nelle filiere di Spagna, Grecia e Italia: paghe di molto al di sotto dei limiti salariali minimi ammissibili; orari di lavoro che vanno ben oltre le ore normali; ritmi di lavoro imposti dal caporale frenetici e massacranti. Soprattutto nessun diritto viene effettivamente riconosciuto ai lavoranti.
In Grecia e in Spagna la questione è affrontata esclusivamente copme se si trattasse solo di un problema legato all’immigrazione clandestina. In Italia, invece, nel 2016 è stata fatta una apposita legge, la 199, che è stata definita come ‘anti-caporalato’: malgrado questo, però, secondo i dati elaborati dal sindacato Flai Cgil, nelle campagne sarebbero 180 mila i lavoratori irregolari.