In Italia è terza nel manifatturiero ma sconta oltreconfine le microdimensioni delle sue aziende

Nomisma ha presentato il rapporto “L’industria alimentare italiana oltre il Covid-19. Competitività, impatti socio-economici, prospettive”, realizzato con la collaborazione di Centromarca (Associazione Italiana dell’Industria di Marca) e IBC (Associazione Industrie Beni di Consumo).
L’industria alimentare e delle bevande è la terza industria del Paese nel comparto manifatturiero, dopo il settore metalmeccanico e quello dei macchinari, fatturando oltre 30 miliardi di euro e totalizzando l’11,5% del Pil. In ambito europeo l’industria alimentare italiana è la seconda dopo la Germania realizzando un grande valore aggiunto per il Paese.
Da non sottovalutare l’impatto sociale che vede la forza lavoro del comparto composta per il 40% da under 40 e per il 35% da donne, a fronte di una media nazionale nel manifatturiero rispettivamente del 35% e 26%. L’Italia si posiziona al 5° posto nel mondo per export, dopo USA, Germania, Paesi Bassi e Francia, caratterizzandosi per il posizionamento su prodotti specifici quali formaggi, olio d’oliva e salumi, in una fascia di prezzo mediamente alta.

Ma non è tutt’oro: l’Italia paga lo scotto del tradizionale nanismo delle imprese nostrane come, ad esempio, nel settore lattiero-caseario dove le aziende tedesche hanno un fatturato medio di 55 milioni di euro contro i 6 milioni di quelle italiane. Le dimensioni in campo economico contano, le 49 imprese sopra i 350 milioni di fatturato rappresentano solo lo 0,1% del totale numericamente, ma contano il 52% del fatturato globale di export del settore.
Altro aspetto nel mercato interno è il forte aumento del canale dei discount a discapito della fascia media di iper e supermercati. In epoca Covid19 si è assistito a un calo costante dei consumi alimentari da aprile fino a luglio, mentre ha tenuto l’export, anche se a macchia di leopardo a seconda del genere. Il lockdown ha comportato un maggiore aumento di pasta e Paesi con cui vigono accordi di libero scambio come il Canada.