Un appello al Governo perché sostenga i piccoli produttori che riforniscono i grandi ristoratori

Un appello dal titolo “Ripartiamo dalla terra” è stato rivolto al Governo italiano da oltre 7000 tra cuochi, artigiani del cibo, contadini, allevatori, accademici, politici e cittadini: la richiesta è quella di sostenere con iniziative concrete l’agricoltura che rispetta l’ambiente e l’uomo e di dare un aiuto la ristorazione di qualità Made in Italy.
L’iniziativa, voluta dai cuochi che aderiscono al progetto dell’Alleanza Slow Food, mette in evidenza come sia necessario per la ripartenza dopo il Covid-19 un grande gioco di squadra che coinvolga tutta la filiera agroalimentare, i ristoranti e i consumatori. Perché come, ricorda Oskar Messner dell’osteria Pitzock in Val di Funes (Bz): «I produttori mettono l’anima nel lavoro che fanno, per noi cuochi il compito è portare quest’anima nel piatto, rispettandola e raccontandola».
«Ad oggi – sottolinea Cesare Battisti del Ratanà di Milano, segretario generale dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto184.000 ristoranti coprono il 13% del Pil del Paese e assorbono dal 30 al 40% dei prodotti coltivati sul suolo nazionale. Siamo un fiore all’occhiello e rappresentiamo i valori italiani anche all’estero, vogliamo essere ascoltati e trattati con dignità».

U

Massimiliano e
Raffaele Alajmo
Le Calandre
Sarmeola di Rubano

Un Paese che dimentica la terra è un Paese debole; un Paese che non valorizzi la filiera agroalimentare con i suoi contadini, pescatori, pastori, artigiani è un Paese che non sa riconoscere la bellezza e non ha il coraggio di coltivare il sogno.
La cucina italiana è una lunga catena dalle maglie fitte, ogni maglia rappresenta un contadino, un allevatore, un casaro, una trattoria, un ristorante, un’osteria, un pescatore, un vignaiolo, un pastaio. Oggi questa catena è più fragile, molti anelli si sono indeboliti e necessitano dell’aiuto di tutta l’Italia prima che si spezzi.
Non va dimenticato, infatti, che la cucina italiana è grande anche grazie a produttori di piccola scala già stretti dalla morsa della grande distribuzione e della produzione massiva e che questa pandemia ha mandato ulteriormente in crisi.