Accantonando per un attimo le polemiche sull’origine della materia prima e grazie all’indiscutibile appeal sui consumatori esteri, la pasta ha realizzato un export record per 1,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2013, mettendo a segno una crescita del 3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato che rafforza il trend positivo avviato negli ultimi quattro anni e che continuerà grazie anche a nuovi mercati che si affacciano al settore, come Cina ed Emirati Arabi Uniti che hanno fatto registrare un incremento delle esportazioni del 33,6%, e il Brasile, al primo posto tra i mercati latinoamericani con una crescita del 16%.
Cresce l’export di pasta italiana anche nei Paesi europei non Ue (+13,5%) e nella regione nordafricana in cui il tasso è più che raddoppiato. Mentre si confermano mercati acquisiti gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia (dove il nostro export è cresciuto del 26,4% nei primi dieci mesi del 2013). L’Unione Europea conta ancora per circa due terzi dell’export totale di pasta (+ 2,3% rispetto a ottobre 2012) con Germania, Francia e Regno Unito alla guida della classifica e performance molto positive nei mercati dell’Est, con Polonia e Repubblica Ceca in testa (rispettivamente +27,1% e +15,2%). E l’Italia si conferma come primo produttore al mondo con 3,3 milioni di tonnellate per un controvalore di 4,6 miliardi di euro.