La Confagricoltura, evidenziando l’apporto fondamentale che le imprese agricole stanno dando alla crescita e allo sviluppo del Paese attraverso l’export, ha diffuso un comunicato nel quale sostiene che il nostro Made in Italy è vincente quando alla qualità e tipicità del nostro prodotto aggiunge anche l’inventiva e l’innovazione dei molti imprenditori agricoli che si sono cimentati in nuove stimolanti avventure. E ne fa un sintetico ed affascinante elenco, a cominciare da un’azienda di Treviso, il “Gruppo Padana”, dove i fratelli Giorgio e Paolo Gazzola hanno messo a punto una tecnologia all’avanguardia per la produzione in serra di giovani piante destinate prevalentemente all’esportazione. Duemila le varietà  di piante allevate e centocinquantamilioni le giovani piantine vendute nel 2011, con l’obiettivo di arrivare a 500 milioni nel 2015.

C’è poi il caviale: il più grande allevamento di storioni del mondo, leader nella produzione di caviale, è un’azienda bresciana, l’Agroittica Lombarda. Qui si producono ogni anno 24 tonnellate di uova nere, di cui 20 vanno all’estero, il doppio dell’export combinato dei due Paesi leader nella produzione di caviale, Russia e Iran. Il caviale “made in Italy” è apprezzato in tutti i Paesi del mondo per la sua altissima qualità. “Viaggia” in prima classe sulle linee aeree  Lufthansa e Singapore Airline e presto arriverà anche in Russia.

Innovazione agroalimentare: birra, riso, caviale e prati pronti all’uso

Nel sottolineare il valore dell’innovazione e dell’inventica italica nelle sviluppo del Made in Italy agroalimentare, la Confartigianato ha citato la produzione di riso Yume. Per coltivare il prodotto principe della cucina orientale, i giapponesi hanno scelto il nostro Paese: per il suo microclima, le condizioni dei terreni, ma soprattutto per la professionalità e l’esperienza dei nostri imprenditori risicoli.

Oltre ai tre prodotti leader del Made in Italy agroalimentare, olio, vino e pasta, c’ è ormai consolidata anche birra. Il Gruppo Farchioni, di Montefalco in Umbria, ha diversificato laproduzione di olio extravergine di oliva e, da qualche anno, ha cominciato a fare birra artigianale, la “Mastri Birrai Umbri”. Un milione e mezzo di bottiglie di birra rigorosamente italiana, o meglio umbra: malto, luppolo, farro, cicerchie e lenticchie, tutto coltivato nella regione.

A Pierluigi Strada, imprenditore agricolo in provincia di Taranto e titolare dell’azienda “Pratoplà”, è invece venuta l’idea giusta per recuperare i terreni alluvionali del  lago D’Anice, bonificati negli anni ’20. Qui oggi ci sono 4000 mq di prato a zolle di graminacee particolarmente resistenti e  adattabili a temperature diverse, di altissimo livello di qualità. Un’attività nata quasi per gioco, per integrare quella agricola tradizionale e quella agrituristica, che si è rivelata un ottimo business.