Cresce il peso della cooperazione agricola nell’agroalimentare italiano: con le sue 5.042 imprese attive,  ‘le coop’ garantiscono occupazione a più di 93.400 addetti, generando un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del valore del food made in Italy. Questi i numeri principali emersi dal Rapporto 2014 dell’Osservatorio sulla Cooperazione agricola, istituito dal ministero delle Politiche Agricole e sostenuto dalle organizzazioni Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop.

I migliori risultati economici arrivano dall’estero: le cooperative italiane rappresentano infatti il 13% del totale dell’export agroalimentare italiano, pari a 4 miliardi di euro. Ma l’elemento forse tra i più significativi riguarda le performance economiche della cooperazione che ha fatto segnare un +5,8% di crescita del fatturato rispetto all’anno precedente, contro un più contenuto +1,5% dell’alimentare nel suo complesso. Soddisfatto del quadro emerso il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri: «è questo il grande merito che ha avuto la cooperazione negli ultimi anni, ovvero quello di indirizzare la produzione delle aziende agricole in un’ottica tutta orientata al mercato, nazionale ed estero, valorizzando al massimo i prodotti conferiti dai soci».

In aumento il ‘peso’ della cooperazione nell’agroalimentare

Permane anche nell’ultimo Rapporto una certa disomogeneità del tessuto imprenditoriale cooperativo sul territorio nazionale: il 45% delle cooperative ha sede al Nord Italia ed è capace di generare l’82% del fatturato totale contro il 7% e l’11% generato rispettivamente dalle cooperative del Centro e del Sud Italia; le dimensioni medie d’impresa sono pari a 13 milioni di euro per le cooperative del Nord Italia e di appena 2 milioni per quelle del Sud, anche se qualche segnale di crescita dimensionale va registrato anche in alcune regioni del Mezzogiorno. Le cooperative giocano un ruolo fondamentale per la valorizzazione di prodotti made in Italy tanto in Italia quanto sul mercato estero: le imprese cooperative, infatti, lavorano materia prima che per il 73% è di provenienza locale, per il 26% è nazionale e solo per l’1% viene dall’estero. Carne, ortofrutta, latte e vino si confermano i principali settori cooperativi grazie al forte legame con la base produttiva agricola. In questi settori le imprese cooperative sono divenute casi di eccellenza sul territorio e veri e propri big player a livello nazionale ed internazionale.

In aumento il ‘peso’ della cooperazione nell’agroalimentare

Le cooperative sono leader di settore nel vino, nell’ortofrutta fresca e trasformata e nelle carni avicole; rappresentano il segmento più ampio della produzione di formaggi a denominazione di origine e contemporaneamente sono i principali attori nazionali nel comparto del latte fresco, in cui competono con grandi multinazionali estere.

«Un pezzo importante della cooperazione fa oggi parte dell’alimentare avanzato – ha commentato Ersilia Di Tullio di Nomisma, responsabile scientifico dell’Osservatorio – ma allo stesso tempo tiene saldi i propri fini solidaristici, che la differenziano dalle imprese di capitali. Il rapporto con il socio è sempre privilegiato come indica un grado di mutualità pari in media al 79%. Ci sono però ulteriori spazi di crescita: oggi grazie ai suoi approvvigionamenti di materia prima la cooperazione italiana valorizza il 39% della produzione agricola nazionale. In altri paesi europei, a forte matrice cooperativa, questa quota è superiore, assestandosi al 55% in Francia ed al 68% in Olanda».