Semestrale 2020: il drastico calo delle importazioni porta in positivo la bilancia dei pagamenti

Tra i tanti (tragici) disastri provocati dalla pandemia da Covid-19, il virus ha avuto un effetto positivo sui conti del commercio con l’estero per l’agroalimentare italiano: grazie infatti al blocco dei commerci internazionali, il primo semestre 2020 si chiude in positivo di ben +710 milioni di euro, contro il deficit di quasi 1,2 miliardi dei primi sei mesi del 2019.
Come evidenzia ISMEA, a determinare questo esito è stata la forte crescita tendenziale delle esportazioni nei primi due mesi dell’anno (+10,8%) e la ripartenza di giugno (+3%), e la flessione delle importazioni, bloccate nei mesi primaverili, che sono scese del -5,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il consuntivo nel primo semestre dell’export è arrivato quindi a 22,1 miliardi di euro con una crescita del +3,5% su base annua, un dato che consente all’agroalimentare italiano di raggiungere il peso dell’11% sulle esportazioni di beni e servizi totali dell’economia nazionale.

Secondo l’elaborazione ISMEA dei dati ISTAT, dopo il calo di aprile (-1,5% rispetto allo stesso mese del 2019) e il tonfo di maggio (-10,2%), da giugno l’export agroalimentare Made in Italy è tornato ad aumentare, malgrado gli scambi mondiali nel primo semestre 2020 si siano ridotti del -9% e in un quadro generale che vede l’export nazionale di beni e servizi in discesa del -15,3%.
Il contributo più consistente all’aumento del valore delle esportazioni del semestre viene dal comparto dei cereali e derivati (+13,8%), ortaggi freschi e trasformati (+8,8%), frutta fresca e trasformata (+4,0%) e del latte e derivati (+1,0%); al contrario il vino, pur rimanendo il secondo comparto produttivo maggiormente esportato dall’Italia, nei primi sei mesi dell’anno ha subito una flessione annua delle esportazioni del -4,1%.