Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente Territorio e Lavori pubblici della Camera, ha commentato negativamente la risposta del Mipaaf alla sua interrogazione sul rischio di “infiltrazioni ungheresi” nel Parmigiano Reggiano Dop. Per Realacci «appare francamente deludente la risposta che gli uffici hanno preparato al Ministro dell’Agricoltura sulla mia interrogazione per tutelare il Parmigiano Reggiano Dop, prodotto di punta dell’eccellenza agroalimentare made in Italy, dal rischio imitazioni, dagli appetiti di quanti si arricchiscono scorrettamente con l’italian sounding e anche dalle potenziali minacce che potrebbero arrivare da un conflitto di interessi perfino in seno allo stesso Consorzio del Parmigiano Reggiano».
Relativamente a quest’ultimo punto Realacci ricorda che: «il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, sarebbe infatti anche presidente della Itaca Società Cooperativa, che detiene a sua volta il 100% della Magyar sajt Kft: società ungherese che commercializza formaggi che imitano i nostri campioni nazionali dell’agroalimentare. E le medesime società compaiono anche tra soci e società partecipate della Nuova Castelli S.p.A., che ha annunciato la prossima realizzazione (per ora sospesa) a Correggio, di un mega-magazzino di stagionatura del Parmigiano-Reggiano in grado di stoccare 500 mila forme, ossia la metà della produzione della provincia reggiana».
Realacci conclude che: «pur non entrando nelle scelte privatistiche del Consorzio di tutela sui propri rappresentanti, mi pare che il Ministero possa e debba attivare strumenti adeguati per evitare che simili fatti, o casi analoghi a quello della Lactitalia che sembrava producesse con latte romeno e ungherese ‘pecorino rumeno’ che veniva poi ‘spacciato’ come italiano sui mercati europeo e statunitense, si ripetano in futuro».