Se ne parla sempre di più: la tecnologia blockchain è considerata il futuro della lotta alla contraffazione anche nel settore agroalimentare. Eppure attualmente solo il 3% delle startup rivolte all’agroalimentare offrono servizi di tracciabilità sfruttando le potenzialità blockchain. Il dato emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli studi di Brescia, presentata durante le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.
Secondo i dati raccolti, la maggior parte delle giovani imprese sono focalizzate sulla gestione dei Big Data e risultano essere il 42% del campione analizzato composto da 98 startup AgriFoodTech nel panorama italiano. Il 36% lavora nello sviluppo di app mobile, il 23% per le tecnologie legate all’Internet of Things, il 19% opera nei nuovi device e il 5% sviluppa tecnologie e servizi legati al mondo dei droni. Non sorprende che la Lombardia si aggiudichi il primo posto in classifica per numero di startup registrate e investimenti: il 33% le giovani imprese si trovano nella Regione e hanno catalizzato il 53% delle risorse attirate dal settore. Segue l’Emilia Romagna, con il 17% delle startup registrate, il Lazio (con il 9%), il Veneto (con l’8%).

C’è ancora molto lavoro da fare per migliorare il rapporto tra produttori e consumatori

Il 67% dei 25,3 milioni di euroinvestiti nel settore AgriFoodTech è stato ricevuto da stratup che operano nel food delivery e nell’eCommerce.
«I margini di innovazione nel settore agroalimentare sono enormi e le startup rappresentano il futuro dell’industria del Paese – spiega Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood Tecnologie come blockchain hanno potenzialità enormi perché assicurano la tracciabilità dei prodotti alimentari fortificando quel legame di fiducia che è importante sussista tra chi produce e chi acquista prodotti alimentari».