Una rassegna di specialisti per sviluppare la produzione ma soprattutto la visone di una filiera

“B/Open n. 2” è la rassegna, in presenza, ‘business to business’ dedicata al bio-food, organizzata da Veronafiere riservata esclusivamente ai buyer qualificati italiani e stranieri, quest’ultimi giunti da Germania, Danimarca, Spagna, area dei Balcani, Turchia, Stati Uniti, Russia e Israele.
Le catene di approvvigionamento del biologico hanno individuato Veronafiere come piattaforma non soltanto per gli affari e l’export, ma per rilanciare un settore che, sul piano produttivo è chiamato a raggiungere obiettivi ambiziosi. Chiari gli obiettivi manifestati dall’iniziativa scaligera: incrementare le superfici agricole coltivate in maniera “organic” dal 17% al 25% entro 2030; aumentare la produzione del cibo biologico Made in Italy per far crescere la domanda interna; parallelamente, sostenere l’export dei prodotti bio di qualità dall’Italia.
È emersa chiaramente la consapevolezza che il sistema è chiamato a compiere un salto di qualità per passare da mera produzione per il mercato a organizzazioni strutturate e reti di impresa per lo sviluppo di filiere verticali integrate.

Un futuro che può essere caratterizzato da occasioni da sfruttare: i finanziamenti e le opportunità di sostegno al reddito per i produttori biologici (e in alcuni casi della filiera) non mancano, dalla riforma della Politica Agricola Comune (Pac) con i Programmi di Sviluppo Rurale (Psr) al Piano Strategico Nazionale che si sta definendo in queste settimane, alle opportunità di accedere alle risorse del Pnrr e al Fondo complementare del Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza.
Verona è stata quindi l’occasione per parlare di soluzioni per aumentare l’innovazione digitale e accompagnare la transizione ecologica, migliorare la competitività e non subire la rincorsa di altri Paesi comunitari che stanno accelerando sul bio. Parallelamente, i produttori da “B/Open” hanno individuato formule multifunzionali, rotazioni in campo e integrazioni delle filiere come requisiti essenziali per migliorare la redditività e la competitività. Auspicata inoltre la riduzione degli sprechi all’interno delle catene di approvvigionamento e l’avvio di pianificazioni produttive lungimiranti.