Approvato l’export in Cina del prodotto italiano, mentre nel mondo cresce il commercio del riso .

L’Ambasciata italiana a Pechino ha comunicato che tutte le riserie italiane che avevano fatto richiesta di esportare in Cina il loro prodotto sono state autorizzate dalle Autorità cinesi competenti, applicando il protocollo siglato tra le due parti nell’aprile 2020.
Si è quindi concluso l’iter che ha portato all’apertura del mercato cinese al riso italiano da risotto ed ora parte per gli operatori italiani la ‘conquista’ della Cina. Con 228 mila ettari coltivati, in aumento del +4% nel 2020, le 4 mila aziende italiane raccolgono circa 1 milione di tonnellate di riso lavorato all’anno.
Come ricorda Cia-Agricoltori Italiani, si contano nel nostro Paese più di 200 varietà: dal Carnaroli, il re dei risi, all’Arborio e al Vialone Nano prima Igp, passando per il Roma e il Baldo. Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e in Inghilterra.
L’intesa con la Cina giunge al termine di un lungo negoziato diplomatico e tecnico condotto: le agenzie fitosanitarie cinesi hanno, infatti, effettuato controlli molto severi prima di autorizzare l’import, mandando in questi anni diverse delegazioni nelle aziende italiane per verificarne l’eccellenza dei metodi di produzione.

A livello mondiale, secondo le ultime stime della Fao, la produzione di riso nel 2020 è aumentata del +2,1% arrivando a 773,5 milioni di tonnellate.
In Asia c’è stata una espansione delle aree coltivate e sono fortemente migliorate le rese in Cina e, soprattutto, in India con una produzione aumentata del +3,5%. Sorprendente il balzo in avanti negli Stati Uniti dove il raccolto è aumentato del +22%.
Per quanto riguarda il commercio mondiale nel 2020 gli scambi sono aumentati del +2,9% a 45,5 milioni di tonnellate: il fabbisogno di importazioni è stato maggiore in America Latina e nei Caraibi. L’India, il maggiore esportatore mondiale, ha visto le sue esportazioni salire del +50% grazie a prezzi molto competitivi. Il Vietnam, che ha resistito meglio d’altri all’onda indiana, sale per esportazioni al secondo posto nel mondo e superando la Thailandia per la prima volta nella sua storia.